Quei nostalgici senza senso
Ogni tanto nella quotidianità mi tocca diventare pessimista. E, da ottimista, mi sento come chi finisca dentro le sabbie mobili e pian piano finisca per affondare e con la sola mano che esce in superficie, all’ultimo secondo, faccia un cenno di saluto, che pare uno sberleffo.
Vedo in televisione i neofascisti che a Roma levano il loro braccio nel grottesco saluto romano, in realtà mai esistito nell’antica Roma, e mi domando quale ignoranza possa spingere a questa operazione nostalgica.
Sarà che ho appena finito il penultimo romanzo di Antonio Scurati della serie su Mussolini. “L’ora del desti...
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