Scrivo ancora oggi di politica, poi - nel limite del possibile - mi occuperò d'altro per un evidente processo di disintossicazione per me e per voi lettori, dopo l'overdose da elezioni comunali su cui appunto ho già scritto troppo.
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Quando nell'Union Valdôtaine Progressiste hanno cominciato a chiamarmi - in coppia con Dino Viérin - "savant", mi è sembrata, pur ringraziando per l'attenzione, una sorta di "commenda", riconoscimento civile degno di una quiescenza ingiustificata, perché non penso di essere Matusalemme ed immodestamente ritengo di avere ancora qualche freccia nel mio arco.
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Le elezioni si sentono da lontano, come i tuoni di un temporale, arrivano in modo del tutto assorbente e si esauriscono con una certa rapidità, lasciando il campo ad uno strascico di commenti.
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Guardarsi attorno e non accontentarsi, in una logica autoreferenziale, della propria situazione istituzionale e politica.
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La quotidianità è fatta di abitudini che finiscono per essere come comode ciabatte.
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Chissà che fine faranno le costruzioni realizzate per l'Expo di Milano, che sono sinceramente curioso di visitare per crearmi una mia opinione di persona, malgrado abbia una serie di pregiudizi infiniti.
...continuaE' per le generazioni future che si piantano gli alberi.
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Bisogna scrivere di politica - certo sempre cum grano salis - per evitare di pensare di non averlo fatto, quando ti accorgi che la posta in gioco non è solo negli equilibri per cui si vota, ma scava scava, c'è ben altro sotto la superficie dell'appartenenza.
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Il mondo cambia in fretta e molte delle certezze finiscono d'improvviso in soffitta.
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Mi è capitato in queste ore di passare un pochino di tempo a "Disneyland Paris", precedentemente chiamato "Euro Disney Resort", poi "Euro Disneyland Paris" e infine "Disneyland Resort Paris".
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