Qualche mese fa mi sono guardato in televisione il film satirico americano "The Interview", parodia della vita del dittatore nordcoreano Kim Jong-Un, che creò un annetto fa l'ennesimo incidente nei rapporti già orribili fra la Corea del Nord e gli Stati Uniti. Devo dire tra l'altro che il filmetto mi risultò assai simpatico e comunque superiore alle mie aspettative, anche se certo al dittatore sarà andato il sangue alla testa, con il vivo dispiacere di non poter mettere gli attori e l'intera troupe cinematografica direttamente al muro, come avrebbe fatto senza problemi nel suo Paese. La storia mi è tornata in mente con la notizia dell'esplosione della "bomba H" (ammesso che di questa si trattasse veramente), voluta dal dittatore per il suo compleanno e che in queste ore agita il mondo e non solo perché si tratterebbe di un'escalation nella potenza nucleare della Corea del Nord, ma perché ad usare l'atomica è un personaggio che, nella scia del padre, sta dimostrando un grado di follia del tutto evidente.
Pazzia che conferma tra l'altro come la più grande gaffe del leader leghista Matteo Salvini è stata la visita guidata in quel Paese martoriato con il più grande amico del regime per definizione, l'improbabile senatore Antonio Razzi. Con vicende tratte da diversi giornali, ricordo come già dopo la morte del babbo il primo ad "assaggiare" l'efferatezza del dittatore fu il viceministro della difesa Kim Chol, accusato di essersi ubriacato durante i cento giorni di lutto dichiarati per la morte del padre di Kim. L'esecuzione fu realizzata direttamente con una palla di cannone. Morte terribile, per fucilazione e - si disse ma senza certezze - poi smembrato dai cani, colpì anche lo zio del dittatore, Jang Song-Thaek, numero due del regime, fatto giustiziare dal nipotino per "alto tradimento": portato via durante una riunione ufficiale, è stato ucciso di lì a poco. La zia, che chiedeva spiegazioni sulla scomparsa è morta a sua volta avvelenata. Parenti serpenti. "Amnesty International", tra il 2006 e l'inizio del 2013, ha segnalato come il regime di Pyongyang avrebbe isolato completamente una valle ed i suoi abitanti per un perimetro di venti chilometri. Nei pressi ci sono dei campi di prigionia ed il leader non voleva che gli abitanti della zona potessero potessero avvicinarsi in qualche modo ai detenuti. Si sappia che il regime nordcoreano condanna tutta la famiglia quando ha a che fare con un sospettato (immaginarsi i processi farsa). Così genitori, nonni e figli vengono spediti in campi di "rieducazione", dove vengono obbligati ai lavori forzati e ad una vita di stenti, peggiore di quella che già subiscono i cittadini comuni. Segnalo altre bizzarrie: per decisione del dittatore i cittadini hanno l'obbligo di portare il suo stesso taglio di capelli corto, non più di 2 centimetri, Kim indice le elezioni, ma è il solo candidato come si conviene in un regime autoritario, si è inventato il "fuso orario di Pyongyang" per differenziarsi da Pechino e Seul-Tokyo, Kim è stato ripetutamente eletto "uomo meglio vestito" della Corea del Nord, davanti a lui, per non finir male, bisogna piangere come delle fontane per l'emozione di incontrarlo. Potrei continuare all'infinito, perché i dittatori hanno una capacità di alimentare il culto della propria personalità praticamente infinito e tutto peggiora di fronte ad evidenti problemi psichiatrici. Se il quadretto sinora tracciato potrebbe far ridere, pensando invece ai problemi geopolitici che il personaggio crea c'è davvero poco da stare allegri, in un mondo nel quale la presenza delle armi atomiche, sofisticate o meno, ci deve continuare a terrorizzare, perché basta poco per creare un "effetto domino" che ci farebbe fare la fine dei dinosauri con il celebre meteorite che colpì la Terra. Sappiamo come il pericolo più grande sarebbe quella di una bomba atomica islamista (islamica c'è già con il Pakistan) e conoscendo il viscerale odio anti-americano è evidente che Kim potrebbe decidere una qualunque alleanza e fornire il materiale necessario. Ovviamente immagino che satelliti spia seguano il losco figuro dovunque sia e risulterebbe difficile muovere anche una pedina sullo scacchiere della dama senza che i servizi segreti si allertino. Resta l'aspetto più triste di questi nordcoreani che si digeriscono vessazioni e violenze con una rassegnazione che ha ormai una durata senza precedenti e soprattutto senza apparente speranza di uscirne. Ha scritto l'imbattibile Winston Churchill: «Guardate questi dittatori sui loro piedistalli, circondati dalle baionette dei loro soldati e manganelli delle loro forze di polizia... nei loro cuori c'è la paura inespressa. Hanno paura delle parole e dei pensieri: parole pronunciate all'estero, pensieri espressi in casa - tutte cose potenti perché vietate - che li terrorizzano. Un topolino di pensiero appare nella stanza, e anche i potentati più potenti sono gettati nel panico».