Mi chiedono se mi occuperò ancora di politica. Come dire: dopo una delusione elettorale, che cosa bisognerebbe fare se non distaccarsi per sempre?
Immagino che qualcuno potrebbe invocare l’Aventino e cioè un ritiro sdegnato. Ma sarebbe una scelta stupida, che parte da una spiegazione di come isolarsi non ha senso. Iniziando proprio dalla Storia.
L'Aventino è uno dei sette colli di Roma, situato nella parte meridionale della Capitale. È un'area storicamente significativa, associata nell'antichità alla plebe romana. Secondo la tradizione, fu il luogo della “secessione dell'Aventino” (494 a.C.), quando i plebei si ritirarono sul colle per protestare contro le ingiustizie dei patrizi, ottenendo così l'istituzione dei tribuni della plebe.
Più di recente, nella storia contemporanea dell’Italia, l’espressione “ritirarsi sull'Aventino" è stata usata in senso figurato per indicare un atteggiamento di protesta passiva o di abbandono di un confronto politico. Deriva da un evento storico preciso avvenuto nel 1924, quando, durante la crisi seguita all'assassinio di Giacomo Matteotti, i deputati antifascisti si ritirarono dal Parlamento italiano per protesta contro il regime fascista di Mussolini, riunendosi con un’immagine dalle radici antiche appena evocate in una sala simbolica dell'Aventino. Questo gesto, però, non portò a risultati concreti contro il fascismo, anzi con il senno di poi risultò un autogol.
Lo capì bene Carlo Rosselli (storico e antifascista, autore di “Socialismo liberale”, assassinato dai fascisti nel 1937), quando - riconoscendone il coraggio morale - criticò aspramente la scelta, ragionandone dieci anni dopo. Definì l’Aventino come una protesta priva di "fase operativa", che mancò di organizzare una rottura concreta contro la violenza fascista, lasciando l'opposizione isolata e sconfitta.
Questo, molto più modestamente e senza presunzione alcuna, vale anche per scelte soggettive.
La politica è parte integrante delle nostre vite e chi non se ne occupa - non obbligatoriamente con ruolo elettivo o con una militanza attiva - finisce per delegare ad altri scelte che lo dovrebbero interessare.
Vivere in una bolla non ha nulla di rassicurante e l’ignoranza o l’apatia verso la politica finiscono per svuotare il diritto di essere cittadino.
Ci si riferisce spesso ai valori costituzionali e agli sforzi secolari per ottenere delle Carte che esprimessero certi diritti.
Lo diceva Piero Calamandrei: “La Costituzione non è una macchina che una volta messa in moto va avanti da sé. La Costituzione è un pezzo di carta, la lascio cadere e non si muove. Perché si muova bisogna ogni giorno rimetterci dentro il combustibile. Bisogna metterci dentro l'impegno, lo spirito, la volontà di mantenere queste promesse, la propria responsabilità”.
C’è sul tema più in generale un vero e proprio plaidoyer del drammaturgo Bertolt Brecht: “Il peggior analfabetismo è l'analfabetismo politico. Il non sapere, il non parlare, il non partecipare. Non conosce il costo della vita, il prezzo del fagiolo, del pesce, della farina, dell'affitto, della scarpa e della medicina, ma si inorgoglisce e batte il petto dicendo che odia la politica. Il deplorevole imbecille non sa che dal suo non-impegno nasce la prostituta, il minore abbandonato, il rapinatore e il peggiore di tutti i banditi, il politico imbroglione, lacchè e sottomesso delle imprese nazionali e multinazionali”.
Visione ideologica, dirà qualcuno.
Ma in fondo lo stesso concetto lo si trova in un Papa come San Giovanni Paolo II: ”La politica è una forma alta di carità, perché cerca il bene comune”.
Certo ambizione elevatissima. Personalmente volo molto più basso e credo che almeno non si debbano mai perdere colpi nell’essere informati e consapevoli.