Per caso – un master cui partecipa mia moglie – ho trovato un termine più consolante di baby boomer, scoprendo di essere un “longennials”. Ci metto un pochino a raccapezzarmi, ma poi trovo una agenzia Ansa che mi illumina più o meno d’immenso.
Ecco un primo brano: “C'è tutta una nuova fascia, i cosiddetti Longennials, interessata a questi cambiamenti: gli over 60/65 in buone condizioni di salute ed economiche, in grado di affrontare una longevità finora inedita, non sono più gli “anziani” o appartenenti alla terza età come si diceva un tempo, ma appunto i Longennials.
L'Italia, un paese secondo per età della popolazione solo al Giappone, il tema è di tendenza e interessa tutte le sfere del vivere, privato e sociale: sono una parte del mercato, sono consumatori attivi, talvolta anche big spender e viaggiano molto, per loro la questione sanitaria è fondamentale, mentre la sfera finanziaria per gli investimenti e persino il real estate sono altrettanti e in un certo senso nuovi target".
La situazione valdostana di noi “grisonnier”, come si chiamavano elegantemente gli anziani nel Borgo di Aosta, è la seguente Al 1° gennaio 2024, la popolazione residente in Valle d’Aosta era di 122.877 persone. Di queste, 40.345 erano di età pari o superiore a 60 anni, rappresentando circa il 32,8% della popolazione totale. Più specificamente, 30.805 individui avevano 65 anni o più, costituendo circa il 25,1% della popolazione complessiva.
Tendenza destinata, a causa del calo delle nascite e con l’indeterminatezza dei dati futuri di immigrazione, ad aumentare in maniera vistosa.
Vediamo cosa aggiunge l’Ansa e sull’incipit faccio gli scongiuri di prammatica: “ “Con la prospettiva di poter arrivare a vivere anche oltre 30 anni dopo il pensionamento, la longevity ormai fa parte della nostra quotidianità. Occorre affrontarla il prima possibile con un approccio di planning per la tenuta dei 3 capitali personali in gioco: quello fisico/di salute, l’aspetto finanziario/patrimoniale e l’ambito umano/di competenze – commenta Cetti Galante, ceo di Intoo (Gi Group Holding) –. Nello specifico di quest’ultimo, significa avere consapevolezza delle proprie abilità e della capacità di produrre reddito finchè se ne ha bisogno, in una visione integrata vita/lavoro/pensione che può aprire così una nuova fase professionale per chi decide di proseguire e restare attivo, anche a tempo parziale o con una transizione graduale. L’importante è investire precocemente e costantemente nella propria formazione continua, con flessibilità e proattività, per restare allineati con le competenze richieste dall’evoluzione dei ruoli. In un contesto di forte disequilibrio (mismatch) tra domanda e offerta, profili che non si trovano e people scarcity che sta caratterizzando il mondo del lavoro da anni e che si andrà acutizzando, oggi il patrimonio di skill maturate dai lavoratori più senior può essere molto prezioso”.
Che l’anzianità sia cambiata, che non consideri la mia generazione un vuoto a perdere è risaputo quanto lo sostenga. A considerazione che si rimanga attivi e informati, senza perdere il treno dei diversi cambiamenti in corso e senza essere noiosi e passatisti nell’atteggiamento di guardare indietro.
L’esperienza accumulata serve se la si riversa ai più giovani e se si ha l’umiltà di non mettersi in cattedra, ma si resti nel limite del possibile all’ascolto della società in cui si vive. L’Activity Longevity Institute ha persino stilato un Manifesto in 10 punti, che credo vada letto.
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Grazie alle conoscenze e agli stili di comportamento, la civiltà moderna ha favorito l'allungamento della durata media di vita degli individui. Tale tendenza si conferma in un numero sempre maggiore di anziani.
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In prospettiva si allarga a sua volta la possibilità per un'ampia fascia della popolazione di raggiungere traguardi di età elevata e diventare così i "Longennials", i longevi del Nuovo Millennio.
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Grazie a questo trend si assiste a una loro maggiore e progressiva presenza attiva in realtà sociali, imprenditoriali e di servizio, e a un loro dinamico ruolo sulla scala dei consumi.
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Le fasce di età più mature sono dunque, per quantità e qualità della loro presenza in società, la nuova realtà emergente del Terzo Millennio.
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I temi e i problemi che sorgono da questa trasformazione in atto meritano di essere dibattuti su scala nazionale e ai livelli delle istituzioni comunitarie e internazionali.
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Il sistema politico e sociale deve ascoltare, interpretare e difendere le istanze, gli interessi e i bisogni dei Longennials.
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Attualmente, e ancor più in prospettiva, i Longennialsrappresentano i depositari di un inestimabile patrimonio di conoscenze e competenze che le istituzioni devono valorizzare.
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I Longennials costituiscono uno dei pilastri più rappresentativi nella costruzione e nella tutela dei patrimoni finanziari presenti e futuri.
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Occorre promuovere una cultura adeguata sul tema della longevità, che sappia dialogare con la molteplicità delle discipline coinvolte (salute, benessere, attività, economia, finanza, architettura, etc.) e che sappia rappresentare con precisione ed efficacia il fenomeno a tutti i livelli:istituzionale, accademico, politico, sociale, comunicativo.
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La longevità è dunque la prospettiva attraverso cui guardare, interpretare e rappresentare - già da oggi - la società del domani.