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26 mar 2025

Mike Bongiorno sul Cervino

di Luciano Caveri

Nicolò Bongiorno è una persona simpatica. Non ancora cinquantenne, è regista e produttore cinematografico. Sin da bambino frequenta la Valle d’Aosta e non potrebbe essere altrimenti, perché suo papà, il celebre Mike Bongiorno, frequentava Breuil-Cervinia con un’enorme passione e amore per queste nostre montagne.

Un amore condiviso da Nicolò, che ho conosciuto perché sta seguendo per un documentario apposito la costruzione della nuova Capanna Carrel sul Cervino. Ho già visto qualche spezzone del suo lavoro, quando abbiamo presentato l’andamento della costruzione a Valtournenche, e ha rappresentato con perizia un cantiere eroico per le variabili condizioni del tempo sulla parete.

Abbiamo parlato di suo papà, che ebbi l’onore da Presidente della Valle, di insignire come Amis de la Vallée d’Aoste in una piazza Chanoux di Aosta gremita di persone. E lui. Mike, ribadì il suo amore per la nostra Regione, la sua gente e ricordò la sua grande passione, lo sci.

Per chi ha visto espandersi la Televisione, come nuovo focolare per le famiglie, non può che ricordare la sua verve in trasmissioni memorabili. Era, prima che la televisione diventasse l’attuale mostro con mille teste, uno dei personaggi più cari e anche conosciuto di persona trasmetteva quella sua vitalità contagiosa.

Con Nicolò abbiamo parlato di come il papà soffrì di un testo diventato famoso, nel quale attaccava il presentatore con una foga che oggi appare illogica: “Il caso più vistoso di riduzione del superman all'every man lo abbiamo in Italia nella figura di Mike Bongiorno e nella storia della sua fortuna. Idolatrato da milioni di persone, quest'uomo deve il suo successo al fatto che in ogni atto e in ogni parola del personaggio cui dà vita davanti alle telecamere traspare una mediocrità assoluta unita (questa è l'unica virtù che egli possiede in grado eccedente) ad un fascino immediato e spontaneo spiegabile col fatto che in lui non si avverte nessuna costruzione o finzione scenica: sembra quasi che egli si venda per quello che è e che quello che è sia tale da non porre in stato di inferiorità nessuno spettatore, neppure il più sprovveduto. (…) Mike Bongiorno non è particolarmente bello, atletico, coraggioso, intelligente. Rappresenta, biologicamente parlando, un grado modesto di adattamento all'ambiente. L'amore isterico tributatogli dalle teen-agers va attribuito in parte al complesso materno che egli è capace di risvegliare in una giovinetta, in parte alla prospettiva che egli lascia intravvedere di un amante ideale, sottomesso e fragile, dolce e cortese. Mike Bongiorno non si vergogna di essere ignorante e non prova il bisogno di istruirsi”.

Un testo da voltastomaco, indegno del celebre semiologo, di cui ho letto i libri e che seguivo sulla imperdibile Bustina sull’Espresso. Cosa diavolo gli fosse preso non so dire. Forse, essendo entrambi stati protagonisti della Rai torinese degli esordi della Televisione, c’era lo zampino di una certa gelosia verso popolarità di Bongiorno?

Spiace che, come mi ha raccontato il figlio, Mike ne abbia sofferto. In un’intervista, Bongiorno raccontò, tuttavia, di aver incontrato Eco molti anni dopo, e quest’ultimo gli disse che, in fondo, lo aveva fatto diventare “immortale” con il suo saggio. Bongiorno, con il suo spirito ironico, rispose che avrebbe preferito diventarlo senza essere preso in giro.

Nicolò mi ha omaggiato, a nome suo e della Fondazione nata per ricordare il papà, tre libri. Uno è il catalogo con bellissime fotografie di una mostra dedicata a Bongiorno, poi c’è un libro autobiografico – curato sempre dallo stesso Nicolò – “La versione di Mike” con il racconto della sua vita e infine un libro “Sempre più in alto” sulla sua passione per la montagna con una bella foto di copertina con lui e la moglie Daniela con il Cervino sullo sfondo.

Quella per la montagna è una passione ereditata dalla mamma torinese e dal papà americano e ci sono foto di Mike alpinista da giovanissimo. Ci fu poi poi la scelta di “salire in montagna” in Val di Susa da partigiano, che gli valse poi la cattura e la prigionia prima a San Vittore e poi a Bolzano e infine in Carinzia, dove diventa oggetto – avendo anche la cittadinanza americana – di uno scambio di prigionieri.

Ma la parte più bella è proprio la sistematica scelta di salire in Valle per sciare, quando ne aveva la minima occasione saliva anche dopo le trasmissioni serali.

Impagabile è poi il racconto della pubblicità “Sempre più in alto” della grappa Bocchino, quando Mike – cambiando il tempo – restò sulla cima avvolta dalle nuvole. Si pensava persino di far salire una squadra di guide alpine per evitare che dovesse passare la notte all’addiaccio. Ci fu una schiarita e venne prelevato dall’elicottero con cui aveva raggiunto la vetta, ma quando venne verricellato subì una piccola ferita al capo che preoccupò tutti. Niente di grave e Mike fu salvo.