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24 mar 2025

Guerre e pacifinti

di Luciano Caveri

La parola ”guerra” viene dal germanico medioevale ed esattamente da *werra 'mischia, lite'.

Basta chiudere gli occhi per immaginarsi un soldato che nel campo di battaglia urla questa espressione, che racchiude in sé uno degli elementi più terribili per la condizione umana.

A scuola, nozionismo che ha una sua utilità nei corsi di Storia, impariamo la lunga litania delle guerre del passato, come se fossero pietre miliari.

La guerra, in più, per la mia generazione si è alimentata da racconti di protagonisti e testimoni delle due guerre mondiali del Novecento. Io stesso, sul finire della guerra dei Balcani, visitai luoghi di guerra, quando ancora risuonava qualche cannonata.

Ora, come tutti, seguo le due guerre più eclatanti: quella fra Russia (aggressore) e Ucraina (aggredita) e quella - esito di lunghe vicende - fra Hamas e Israele, allargatasi al Libano.

Tuttavia, c’è di peggio: nel 2024 il mondo ha assistito a un incremento significativo dei conflitti armati. Secondo il Global Peace Index 2024, sono stati registrati 56 conflitti attivi, il numero più alto mai rilevato dalla fine della Seconda Guerra Mondiale.

Un orrore, certo. Ma, con buona pace dei…pacifisti e dei pacifinti esistono guerre che devono essere combattute o per difesa o per abbattere regimi dittatoriali.

I pacifinti sono i peggiori, perché non in buona fede. Il termine “pacifinti” è, infatti, un neologismo polemico che unisce le parole pacifisti e finti, ed è usato in contesti politici e giornalistici per criticare persone o movimenti che si definiscono pacifisti ma che, secondo chi usa il termine, adottano posizioni ipocrite, selettive o contraddittorie riguardo ai conflitti e alla guerra.

Spesso viene usato per accusare alcuni pacifisti di condannare solo determinate guerre o aggressioni, mentre restano in silenzio o giustificano altre situazioni di violenza. Lo si può verificare con facilità e talvolta appare evidente, per i più faziosi fra loro, che dietro le quinte ci dev’essere stata qualche munifica regalia, come si sospetta che faccia la Russia con qualche filoputinista in Italia.

Sosteneva, nel corso della Seconda guerra mondiale, - peggio ancora - come esista una minoranza di intellettuali pacifisti le cui vere, ma inconfessate motivazioni, sono l'odio per la democrazia occidentale e l'ammirazione per il totalitarismo.

Facile vederlo anche nelle nostre piazze e osservava come coloro che "abiurano" la violenza possono farlo solo perché altri stanno commettendo violenza per loro conto”.

Penso proprio al ruolo difensivo degli ucraini e allo spaventoso numero di vite umane perdute a difesa di fatto dell’Europa, mentre alcuno discettano sulla pace.

Intendiamoci: la guerra porta con sé orrore, distruzioni e dolore. Chi la propagandasse è pericoloso.

Ricordo Benito Mussolini, che in Italia ha ancora sostenitori e nostalgici con ruoli di governo, che diceva: “La guerra sola porta ogni energia umana al massimo della tensione e imprime un sigillo di nobiltà ai popoli che hanno il coraggio di affrontarla”.

Difatti il Duce trascinò l’Italia in una serie di guerre disastrose, guidate da ambizioni imperialiste e dalla volontà di dimostrare la forza del regime fascista. Operazioni fallimentari e criminali, Che portarono a enormi perdite umane.

Il riarmo dell’Europa - tutto ciò detto - non è un esercizio di stile, perché Putin e chi verrà dopo di lui è una minaccia. Chi di fronte a questo agita colombe non ne capisce la pericolosità per la nostra libertà, specie con un Trump che, per interessi o stupidità, si fa condizionare da Mosca.

Sullo sfondo, oltre ad un fiorire di armi sempre più letali con civili sempre più coinvolti, esiste sempre la minaccia del fungo nucleare.

E su Putin e la sua ubriacatura di riconquista dei territori satelliti dell’Unione Sovietica suona positivo il finale di un editoriale sul Corriere di ieri di Aldo Grasso: “Non opporsi con efficacia alla furia distruttiva, alla brama di conquista, ai morti sul campo, alle deportazioni ci mette nella posizione dei postulanti ciarlieri, storditi dalla propria superiorità morale e dai propri desideri, incapaci di ideali, oppressi da sentimenti di fiera rassegnazione”.