Scontro titanico fra Santi in queste ore per l’incrocio singolare fra Sanremo e il suo Festival della canzone e San Valentino, che è la Festa degli innamorati.
Sia chiaro che Sanremo è in realtà un Santo per caso. Infatti il Santo “vero”, San Romolo, divenne patrono della città ligure nell’XI secolo e «Rœmu» non sarebbe altro che una contrazione dialettale di Romolo da cui deriva - con uno strano gioco di parole - Sanremo.
Per informazione: di questi Romolo si sa poco, sarebbe vissuto fra il VII e VIII secolo, sarebbe stato un vescovo, nato e morto a Sanremo, allora chiamata Villa Matutiae (per questo i sanremesi vengono chiamati matuziani).
Anche San Valentino, originario di Terni, è diventato noto per caso. Lo dice il sito dedicato ai Santi: “La festa del vescovo e martire Valentino si riallaccia agli antichi festeggiamenti di Greci, Italici e Romani che si tenevano il 15 febbraio in onore del dio Pane, Fauno e Luperco. Questi festeggiamenti erano legati alla purificazione dei campi e ai riti di fecondità. Divenuti troppo erotici e licenziosi, furono proibiti da Augusto e poi soppressi da Gelasio nel 494. La Chiesa cristianizzò quel rito pagano della fecondità anticipandolo al giorno 14 di febbraio attribuendo al martire ternano la capacità di proteggere i fidanzati e gli innamorati indirizzati al matrimonio e ad un'unione allietata dai figli".
Resta il fatto che l’incrocio mostra la forza dell’Amore resti una delle forze ispiratrici nella cultura e nella creatività umana. Questo vale, pensando all’incrocio, validissimo nelle canzoni, le cui origini si perdono nella notte dei tempi. E Sanremo, nella sua storia, ha un repertorio ricchissimo di canzoni d’amore ascoltate dalle generazioni che si sono succedute. L’Amore è un’esperienza universale, profonda e carica di emozioni. È un tema che tocca tutti nelle sue diverse espressioni.
L’amore porta con sé una vasta gamma di sentimenti - gioia, passione, desiderio, dolore, nostalgia, speranza - che si prestano perfettamente alla musica, un’arte che comunica proprio attraverso le emozioni.
Ho guardato su Spotify - anche se nulla potrà nel mio cuore sostituire il jukebox di quando ero ragazzo - quelle che verrebbero considerate le più belle canzoni d’amore in italiano. Ne cito le prime cinque.
Svetta – e concordo – “Il cielo in una stanza” di Gino Paoli, seguono “Albachiara” di Vasco Rossi, “Fiore di Maggio” di Fabio Concato e “Questo piccolo grande amore” di Claudio Baglioni.
Si tratta di una compilation adatta alla mia età…
Sulla canzone francese, che amo, azzardo io stesso, ma alla rinfusa: “Ne me quitte pas” di Jacques Brel, “Hymne a l’amour” di Edit Piaf, “Avec le temps” di Leo Ferré, “Sous le ciel de Paris” di Yves Montand, “Je t’aime…moi non plus” di Serge Gainsbourg e Jane Birkin e “Papaoutai” di Stromae.
Capisco nei generi di saltare di palo in frasca, ma come dicevo prima l’Amore ha questo aspetto vario: un sentimento pieno di possibili varianti, che vanno dal dolore alla gioia.
Così Mario Luzi in una sua poesia: “L'amore aiuta a vivere, a durare, | l'amore annulla e dà principio. E quando | chi soffre o langue spera, se anche spera, | che un soccorso s'annunci da lontano, | è in lui, un soffio basta a suscitarlo”.
Senza tempo anche i versi di de Paul Verlaine: ”De tous les vers, de toutes les mélodies, / Aucun ne dit ce que mon cœur crie. / Pour toi, mon amour est sans fin, / Comme l’écho lointain d’un refrain“.