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09 feb 2025

Leggerezza: mai come ora

di Luciano Caveri

L’altro giorno, in una delle tante call che faccio - mi capita di chiamarle ancora videoconferenze, ma fa vintage - , c’è stato un interlocutore che ha citato una frase attribuita per errore a Italo Calvino sulla leggerezza.

Suona così: “Prendete la vita con leggerezza, ché leggerezza non è superficialità, ma planare sulle cose dall'alto, non avere macigni sul cuore”. In realtà è stata scritta nel 2007 da Mattea Rolfo, scrittrice e blogger.

In fondo la frase riassume parte di ragionamenti più complessi scritti davvero da Calvino.

La circostanza tragica è che quei pensieri - da cui trarrò alcune frasi - facevano parte delle Lezioni americane scritte nel 1985. Purtroppo il celebre scrittore morì prima di poterle tenere alla Harvard University, dove erano previste come ciclo di conferenze intitolato Six Memos for the Next Millennium. È un caso che mi ritrovi a pensarci in questo momento così delicato nel mondo. Credo che sia uno stato d’animo non solo mio. È come se ci trovassimo su di uno scacchiere su cui agiscono situazioni angosciose e preoccupanti concomitanti. Come se ci trovassimo sull’orlo di un precipizio e tante cose si accumulino come un cielo scuro che annuncia una tempesta.

E bisogna, senza far finta di niente e non guardare alla crudezza della realtà e alla necessità di averne coscienza e reagire come si può, trovarsi spazi con cui liberare la mente dai soli cattivi pensieri.

Calvino, in una fase matura della sua carriera, ci invita a vivere la vita con leggerezza d'animo e guarda al futuro, come dovremmo fare noi.

Al centro dei suoi pensieri c'era la letteratura come sfida per elevarsi rispetto alla pesantezza della realtà e non si può non notare come nei quarant’anni trascorsi da quando scrisse la stessa letteratura sia profondamente cambiata e nuovi mezzi espressivi - legati alla rivoluzione digitale in corso abbiano impattato su tutti noi. Si tratta forse di traslare la medesima leggerezza in qualunque altra creazione umana utile per la comunicazione.

La leggerezza andrebbe trovata, osservava Calvino, «nella narrazione d'un ragionamento o d'un processo psicologico in cui agiscono elementi sottili e impercettibili, o qualunque descrizione che comporti un alto grado d'astrazione», così come «nelle invenzioni letterarie che s'impongono alla memoria per la loro suggestione verbale più che per le parole» che sono state utilizzate. E aggiungeva: «Nei momenti in cui il regno dell'umano mi sembra condannato alla pesantezza, penso che dovrei volare come Perseo in un altro spazio. Non sto parlando di fughe nel sogno o nell'irrazionale. Voglio dire che devo cambiare il mio approccio, devo guardare il mondo con un'altra ottica, un'altra logica, altri metodi di conoscenza e di verifica. Le immagini di leggerezza che io cerco non devono lasciarsi dissolvere come sogni dalla realtà del presente e del futuro». E poi ancora: «Se volessi scegliere un simbolo augurale per l'affacciarsi al nuovo millennio, sceglierei questo: l'agile salto improvviso del poeta-filosofo che si solleva sulla pesantezza del mondo, dimostrando che la sua gravità contiene il segreto della leggerezza, mentre quella che molti credono essere la vitalità dei tempi, rumorosa, aggressiva, scalpitante e rombante, appartiene al regno della morte, come un cimitero d'automobili arrugginite». Infine una giusta sottolineatura che evita l'effimero: «Esiste una leggerezza della pensosità, così come tutti sappiamo che esiste una leggerezza della frivolezza: anzi, la leggerezza pensosa può far apparire la frivolezza come pesante e opaca».

Bella la “leggerezza pensosa”, perché non si tratta di farsi travolgere da certa stupidità imperante o da quella che Calvino definisce “frivolezza” e forse sarebbero più terra a terra sinonimi come futilità e superficialità, che di invadono quotidianamente. Una sorta di declino culturale e di caduta morale, che obbligano a guardare più in alto, come appunto si deve fare con la leggerezza, che ci permetta di guardare alle cose difficili senza disperarsi o affondare nel fango di certo conformismo becero e di un’ignoranza che avvelena anche la democrazia.

Certo la leggerezza, perché non scada, richiede un giusto approccio e intelligenza: questo è il problema in periodi come questo.