Nelle scorse ore sono ridiventato con gioia membro titolare del Comitato delle Regioni. Un’assemblea dove ho conosciuto nel tempo persone interessanti e coltivato una rete di conoscenze utili. L’interscambio di esperienze politiche e amministrative, confronti culturali e di mentalità fanno crescere.
Dal 2020 ero supplente e ora torno nelle vesti di titolare: uno dei 10 “regionali” espressi dall’Italia. È un ruolo che conosco bene, avendo avuto la prima nomina nel lontano 2003, dopo essere stato parlamentare europeo. Per poco meno di 15 anni, a singhiozzo, sono già stato in questa assemblea, anche con il ruolo interessante di Capo della Delegazione italiana.
Ricordo in pillole la storia e il ruolo del Comitato europeo delle Regioni (CdR), che è un’assemblea consultiva dell’Unione Europea (UE) composta da rappresentanti eletti a livello locale e regionale provenienti da tutti gli Stati membri dell’UE. Fu istituito nel 1994 con il Trattato di Maastricht per rafforzare il legame tra le istituzioni europee e i cittadini con l’ambizione che le autorità locali e regionali avessero voce in capitolo nel processo decisionale dell’UE.
Le sue funzioni principali sono tre.
Consultazione obbligatoria e facoltativa: le istituzioni dell’UE, come la Commissione europea, il Consiglio e il Parlamento europeo, devono consultare il CdR su questioni che riguardino direttamente le regioni e i comuni, come la Politica di coesione, i Trasporti, l’Ambiente, l’Istruzione e la Salute. In realtà, scorrendo i pareri e le raccomandazioni, si scopre come piano piano il CdR abbia saputo allargare i propri poteri, esprimendo - e questo è il secondo compito - pareri formali su proposte legislative dell’UE e raccomandazioni proprie su temi rilevanti e questo è il punto che ha valorizzato la sua attività.
Infine tocca al CdR la difesa del principio di sussidiarietà. Per essere precisi Il principio di sussidiarietà sarebbe un principio fondamentale del diritto dell’Unione Europea e di molti ordinamenti nazionali, che stabilisce che le decisioni politiche dovrebbero essere prese al livello più vicino possibile ai cittadini, a meno che non sia dimostrato che un’azione a un livello più elevato (regionale, nazionale o europeo) risulti più efficace.
Il principio è sancito dall’articolo 5 del Trattato sull’Unione Europea (TUE) e venne introdotto formalmente nel diritto dell’UE con il Trattato di Maastricht (1992). Non sempre questo principio è stato rispettato e ora esiste un rischio in atto per il nuovo periodo di programmazione dei fondi comunitari per il rischio incombente che queste politiche vengano brutalmente accentrate sugli Stati, in barba a questi obblighi!
Il CdR è composto da 329 membri titolari (e altrettanti supplenti), nominati dai governi nazionali e scelti tra i rappresentanti eletti delle autorità locali e regionali, come sindaci, presidenti o altri eletti delle regioni o membri dei consigli comunali, a seconda del diversi regimi politici.
Il Comitato europeo delle Regioni ha sede a Bruxelles in Belgio, una città che ho imparato a conoscere ed apprezzare. Il CdR, insomma, mira a coinvolgere le comunità locali nel processo decisionale dell’UE, promuovendo un’Europa più vicina ai cittadini e assicurando che le politiche europee tengano conto delle diversità regionali.
Purtroppo - accanto al descrittivo - va aggiunta qualche valutazione più politica. I membri italiani sono 24 e non tutte le Regioni e Province autonome sono membri a vantaggio di altre rappresentanze della democrazia locale, talvolta in scala che non risulta coerente con impegni comunitari.
Scelta più o meno discutibile che, nel riflettere un sistema istituzionale italiano di fatto pluralista, non consente a tutte le Regioni di esserci, pur essendo loro le interlocutrici più importanti con Bruxelles.
In secondo luogo, va detto che il CdR dovrebbe avere più poteri di quanti ne ha oggi, correndo il rischio che proposte ed osservazioni spesso interessanti vengano prese, specie dalla Commissione, con grande cortesia formale, ma senza incidere talvolta sulle decisioni definitive, anche quando sarebbe logico ed utile.
Inizio questo nuovo impegno sino all’orizzonte che porta alle elezioni regionali e poi si vedrà, a seconda delle scelte politiche che ci saranno, poiché la condizione per restare più avanti nel CdR è quella di avere un ruolo elettivo. Si vedrà…