Ognuno ha, nel proprio ambito familiare, qualche espressione gergale, adoperata solo nella cerchia degli intimi. Penso nel mio caso all’espressione “fare pigrizia”, che coincide - con la logica di starsene a casa - a quella espressione francese, ovviamente un italianismo con vena di ironia, che è - scritto tutto attaccato - “farniente”. Che sarebbe “Douce oisiveté” che somiglia non a caso al “Dolce far niente”.
Oisiveté (in italiano ozio che deriva anch’essa dal latino otium) sarebbe “État d'une personne inoccupée, inactive”. Come si dice con un motto “L'oisiveté est la mère de tous les vices (proverbe signifiant que quand on n'a rien à faire, on a le temps de faire des bêtises)”.
Per altro la pigrizia resta per la catechesi della Chiesa cattolica uno dei sette vizi capitali con il nome di accidia. Il sinonimo di pigrizia è ignavia, un atteggiamento che Dante condanna nella Divina Commedia al punto tale che pone questa categoria di anime al di fuori di tutto, anche delle porte dell'Inferno. Appare evidente il disprezzo che Dante prova per queste anime: non li ritiene neppure degni di entrare nell'Inferno, perché nessuno li vuole, e lo stesso Poeta fa pronunciare a Virgilio la frase "Non ragioniam di lor, ma guarda e passa" (intendendo che la viltà di questi individui non li rende degni nemmeno di una parola). Una frase che è diventata proverbiale e spesso nella vita l’ho usata e ha un che di lenitivo e consolatorio, se non diventa persino fonte importante per il disprezzo per chi lo meriti.
Lunga premessa per giungere al fatto che la versione riposante del “far pigrizia” ha un penchant non meritevole di troppa severità.
Mi ha sempre fatto sorridere l’etologo Konrad Lorenz: “Gli animali stessi sono così meravigliosamente pigri: all’animale è assolutamente estranea la folle smania di lavoro dell’uomo moderno, cui manca perfino il tempo di farsi una vera cultura. Anche le api e le formiche, queste personificazioni della solerzia, trascorrono la maggior parte della giornata immerse in un dolce far niente, solo che quelle ipocrite non si fanno vedere quando se ne stanno tranquillamente a casa, ma solo quando sono al lavoro”.
Scopro una applicazione umana convincente che viene dalla Finlandia. Lo spiega Fanpage “La parola finlandese "Kalsarikännit" nasconde in realtà un significato ben più facile. Con poche lettere, i finlandesi hanno voluto esprimere un concetto preciso: quella sensazione di relax e pace interiore che si prova quando si ha un calice di vino in mano e si è soli in casa, comodamente sdraiati sul divano rigorosamente in mutande, con nessuna voglia di uscire. Uno stato di grazia e beatitudine insomma, la sintesi del dolce far niente”.
Spiega ancora il giornale sulla parola: ”Kalsarikännit è l'unione di due parole: kalsarit che significa "mutande" e känni che si traduce in "ubriachezza" (ovviamente non molesta). Letteralmente, quindi, significa ubriacarsi in mutande, ma il concetto per estensione vuole intendere godersi il tempo libero in solitudine, prendendosi cura di sé con piccoli gesti significativi, che possono scaldare il cuore”.
È in fondo un invito alle piccole cose.
C’è una bella poesia che vi propongo: Un uomo che coltiva il suo giardino, come voleva Voltaire.
Chi è contento che sulla terra esista la musica.
Chi scopre con piacere una etimologia.
Due impiegati che in un caffè del Sud giocano in silenzio agli scacchi.
Il ceramista che intuisce un colore e una forma.
Il tipografo che compone bene questa pagina che forse non gli piace.
Una donna e un uomo che leggono le terzine finali di un certo canto.
Chi accarezza un animale addormentato.
Chi giustifica o vuole giustificare un male che gli hanno fatto.
Chi è contento che sulla terra ci sia Stevenson.
Chi preferisce che abbiano ragione gli altri.
Tali persone, che si ignorano, stanno salvando il mondo.
(Jorge Louis Borges)