Oggi con una delegazione valdostana e una vallesana (con i canonici che evocano i famosi cani!) saremo in udienza privata in Vaticano da Papa Francesco in memoria di un Santo che condividiamo. Mi riferisco a San Bernardo, nato ad Aosta all'incirca mille anni fa da una famiglia nobile valdostana e la cui memoria resta scolpita negli ospizi posti sui passi alpini a lui dedicati al confine con Svizzera e Francia.
Un Santo transfrontaliero dalle nobili origini, visto che sarebbe stato - ma è una fra le ipotesi - nipote del visconte Bosone da un lato, e di Ermengarda, sposa dell'ultimo re di Borgogna Rodolfo III, da un altro.
Un suo ritratto emergerà con nettezza, dalla sua personalità e dal culto a lui dedicato, in un volume che uscirà a breve e che deriva anche dalla mia amicizia con lo storico Enrico Rizzi con cui per primo parlai della necessità di valorizzare attraverso una pubblicazione questo nostro Santo.
Dico “nostro”, perché come ricordo sempre agli amici della Savoia di come sia falsa la loro pretesa secondo la quale il Santo sarebbe nato sulle sponde del Lago di Annecy.
Scrive nel "Dizionario biografico Treccani" Raffaele Volpini:”Più comunemente conosciuto come "Bernardo di Mentone" per le origini nobiliari falsamente attribuitegli dalla tarda leggenda, è invece nelle fonti liturgiche (secoli XIII - XIV) indicato come "Bernardus Mont Iovis", con riferimento alla località, oggi legata al suo nome, in cui sorse il celebre ospizio (Gran San Bernardo), od anche, più tardi, "Bernardo di Novara", dalla città che, per avere conservato il suo sepolcro, si è trovata al centro del culto del santo. Le testimonianze più antiche, tuttavia, offrono unicamente la menzione dell'ufficio ecclesiastico, da lui ricoperto, di arcidiacono di Aosta. Le notizie biografiche, già estremamente scarse, sono state poi rese più confuse dalle complicazioni di una sprovveduta ma anche fortunata falsificazione agiografica. Il compilatore, che visse agli inizi del secolo XV, si attribuisce il nome di Riccardo di Valdisère e si dichiara compagno e poi successore di Bernardo nell'arcidiaconato di Aosta e, pertanto, testimone dei fatti che narra. Approfittando del vuoto di notizie storiche, pressoché completo, poté ricostruire ex novo la biografia del santo, non solo accogliendo ed amplificando gli svolgimenti di una già ricca tradizione popolare, ma piegando anche quelle risultanze a uno scoperto intento encomiastico nei confronti di alcune nobili famiglie della Savoia, a cui venivano assicurate lontane ascendenze carolinge. Ne derivano, in un contesto di bizzarre divagazioni mitologiche, che si riallacciano alla preistoria pagana del Gran San Bernardo, tutti i dati fino al principio di questo secolo pacificamente acquisiti al profilo biografico di Bernardo e, in particolare, con l'assegnazione del santo alla famiglia baronale di Mentone, le delimitazioni cronologiche della vita (anno 923 per la nascita e 1008 per la morte)”.
Date sbagliate, perché arretrate, e ora la scelta di festeggiare il Santo in questo scorcio di millennio rimette a posto questa cronologia sbilenca.
Di certo non sarà facile dare ancora più gambe alla conoscenza di questa straordinaria personalità. Il più o meno coetaneo Sant'Anselmo di Aosta - dando abbastanza scontato che si siano conosciuti - ha offerta il vantaggio di avere lasciato una mole impressionante di scritti e di documenti, che invece per l'altro illustre Santo mancano in gran parte. La scelta di celebrarlo in questi anni si ricollega anche con i cento anni da quando - con cerimonia a Roma nel 1923 con delegazione valdostana, come oggi - il nostro Santo divenne patrono dei montanari e degli alpinisti per scelta di Pio X. Papa Ratti era un ottimo alpinista che ben conosceva le montagne valdostane e lo celebrò con consapevolezza. L’altra situazione che lo situa in questo periodo è la presuntiva data di nascita, mentre si sa bene quale sia stata la sua data e il luogo della morte: Novara nel 1080.
Anni fa, Domenico Agasso su "Famiglia Cristiana" così descrisse il nostro Bernardo: ”Di lui è più ricordata tuttavia l'opera di rianimatore della vitalità europea in uno dei suoi punti più colpiti: il passo di Monte Giove (detto poi in suo onore Gran San Bernardo). E' l'importantissimo valico che consente il viaggio lineare da Londra alla Puglia, per merci, persone, idee. Dice una preghiera in suo onore: "Il miracolo di Monte Giove, o Bernardo, mostrò la tua santità. Qui tu hai distrutto un inferno e costruito un paradiso". Alla fine del IX secolo, forze arabe partite dalla loro base di La Garde-Freinet (Costa Azzurra) hanno occupato con altri valichi quello di Monte Giove e i villaggi dei due versanti. Qui si sono poi dedicati a rapimenti, sequestri, uccisioni, incendi di monasteri, chiese, paesetti. Ci sono poi signorotti locali, cristiani, che li assoldano volentieri per le loro contese; e non manca chi si spinge fino a imitarli nelle estorsioni. Questo è "l'inferno". E finisce dopo che nel 973 Guglielmo di Provenza distrugge la base araba di La Garde-Freinet, provocando il ritiro delle bande dai monti. Per l'alto valico (a 2.473 metri) riprendono i passaggi, con gravi disagi per ciò che è stato distrutto o bruciato. E qui arriva Bernardo. Che non porta subito il "paradiso". Anzi: il suo lavoro inizia nella prima metà dell'XI secolo con molte difficoltà e pochi mezzi. Ma con un'idea innovatrice: tagliare a metà la consueta tappa Saint-Rhémy (Valle d'Aosta) Bourg-Saint-Pierre (Vallese) e stabilire una tappa intermedia proprio sul valico. Intorno all'idea, per opera sua e dei continuatori, si sviluppa l'organizzazione. Invece di un semplice rifugio, i viaggiatori, i cavalli, le merci, troveranno accoglienza organizzata, servizio efficiente, sotto la direzione di una comunità monastica impiantata da lui, e cresciuta dopo di lui, con lo sviluppo di edifici e servizi dalle due parti del valico. A Bernardo si attribuisce anche la fondazione dell'ospizio sull'Alpe Graia (Piccolo San Bernardo), ma la cosa non è certa. E poi c'è l'altro Bernardo: il predicatore, non solo nella Vallée; anche nella zona di Pavia, ad esempio. E nel Novarese: in sintonia con la riforma della Chiesa, Bernardo si batte contro l'ignoranza e i cattivi costumi del clero, l'abbandono dei fedeli, il commercio delle cose spirituali”.
Credo che al di là delle questioni religiose, l'occasione sia utile per riflettere, in chiave europea, attorno a quanto sia ormai anacronistico e persino pericoloso il concetto stesso di frontiera e quanto sia moderno un Santo che intervenne con decisione e fatti concreti in un delicato contesto geopolitico della sua epoca.