Potrà pure fare sorridere, perché appariamo tutti piuttosto goffi, la foto degli 11 consiglieri che oggi compongono il Gruppo dell’Union Valdôtaine nel Consiglio regionale della Valle d’Aosta.
Invece, al è una delle immagini più nitide e confortanti della scelta di rimettersi assieme della parte maggioritaria del mondo autonomista valdostano, dopo la diaspora a velocità variabile degli anni passati, che ormai si è storicizzata e appartiene al passato.
Perciò si è fatto bene a non indugiare su quanto era avvenuto, perché ognuno di chi se n’era andato e di chi era rimasto aveva le sue buone ragioni.
Ora l’unità è il valore assoluto e in quella già citata foto trovo la sintesi della necessaria fratellanza, che dovrà caratterizzare anni difficili in cui lo stare assieme non è solo un piacere ma una necessità.
Certo è stato più facile questo ritrovarsi per chi era consigliere regionale perché, dopo anni di lavoro fianco a fianco, pareva un fatto naturale sancire la riunificazione di fatto matura nel solco delle scelte fatte nel frattempo. Ci si è arrivati con qualche lentezza e pure - come giusto in democrazia - con quale dubbioso. Infine i rispettivi Movimenti politici hanno chiuso il cerchio.
Chi è rimasto fuori o arriverà, facendo di necessità virtù, o sceglierà la strada in controtendenza di contarsi alle elezioni nella fiducia o forse nell’illusione - si vedrà! - di poterlo fare con un risultato utile.
Le elezioni sono importanti e ci mancherebbe pensare il contrario, debbono tuttavia far parte di un percorso continuo e non episodico, come capita ai tanti che spuntano solo sul proscenio quando si avvicinano le urne, per poi non occuparsi più della Cosa pubblica se non eletti.
Che io sia contento da tempo di tornare nell’UV l’ho detto tante volte e non ripeterò qui le molte ragioni di un processo che era del tutto necessario sullo scacchiere politico della Valle d’Aosta. Adesso viene il difficile, perché non ci sono più scuse. Molte circostanze rendono obbligatoria per il futuro del popolo valdostano, reso più eterogeneo del passato nella sua composizione da molti accadimenti, la presenza peculiare e incisiva di una forza politica come l’Union Valdôtaine e per questo andavano seppelliti rancori e incomprensioni con uno sforzo corale.
Senza una fucina di idee e progettualità che abbia elementi di reale comprensione, garantita da chi vive e conosce la Valle d’Aosta, saremmo senza una nostra identità, vittime di dinamiche nazionali e di servilismo verso i “potenti” a Roma, cui rivolgersi non per affermare diritti, ma per pretende favori e benevolenza. Un processo che porterebbe ad un logoramento di ogni nostra credibilità e ad un inevitabile logoramento delle fondamenta della Autonomia speciale, che non è un’acquisizione eterna, ma di cui bisogna ogni volta rinnovare le ragioni, credendoci.
Per questo l’approccio sta nella rivendicazione continua e cosciente di una storia di autonomia e di libertà e ciò significa pari dignità con qualunque interlocutore nel rispetto reciproco.
Mi pare che ci sia chi, invece, preferirebbe genuflessioni e logiche da baciapile, che non fanno parte dell’approccio incarnato dal mondo autonomista con dialoghi seri e sempre nel solco istituzionale. Come ha scritto con acume Paul Claudel: “Dignité est un mot qui ne comporte pas de pluriel”.