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23 ago 2023

Ci mancava il Generale…

di Luciano Caveri

Alla fine l’ho fatto: ho letto il famoso tomo di 373 pagine scritto dal Generale Roberto Vannacci. Le polemiche su questo suo libro lo hanno fatto - autore e sua opera (come lui stesso la definisce…) - uscire dall’anonimato e chi ha denunciato certi contenuti di questo suo scritto ha finito per accendere il faro su di lui e su di un libro che nessuno - tranne pochi amatori del genere - avrebbe mai letto. Così gli “accusatori” gli hanno dato un’inattesa popolarità, che probabilmente - anche se lui oggi smentisce, penso in attesa della pensione imminente - lo porterà all’attività politica. Il libro, dicevo. È una summa di pensieri di chi milita nell’estrema destra e mi permetto di dire - senza logiche di benaltrismo - che sono speculari ad uscire altrettanto criticabili di certa sinistra estrema. Il rischio per entrambi sugli argomenti trattati nel libro è quello di inforcare reciprocamente le lenti distorsive degli ideologismi. Non si tratta di essere “centristi” o “moderati”, ma di evitare di vedere il mondo senza ascoltare gli uni e gli altri, sfrondando i ben comprensibili eccessi. E nel libro del Generalissimo si mettono le dita negli occhi dei “nemici” con tono aulico fuori moda e con eccessi che talvolta paiono persino grotteschi e oscurano qualche rarissima considerazione condivisibile. Vannacci si intrattiene su alcuni temi elencati nei diversi capitoli: l’ambientalismo, l’energia, la società multiculturale e multietnica, la sicurezza e la legittima difesa, la casa, la famiglia, la Patria, il pianeta lgbt, le tasse, la nuova città, l’animalismo. Tutti temi che considera di trattare, come enunciato nel capitolo uno. nel nome del “Buonsenso”. Così si esprime: “ Il lavaggio del cervello a cui siamo sottoposti giornalmente volto ad imporre l’estensione della normalità a ciò che è eccezionale ed a favorire l’eliminazione di ogni differenza tra uomo e donna, tra etnie (per non chiamarle razze), tra coppie eterosessuali e omosessuali, tra occupante abusivo e legittimo proprietario, tra il meritevole ed il lavativo non mira forse a mutare valori e principi che si perdono nella notte dei tempi?” La “normalità” da lui più volte evocata con tono militaresco si inserisce in una visione piuttosto retriva. Basta un passaggio come questo per capirlo: “Non sono cittadino del mondo, non ho giurato fedeltà ai diritti, ai partiti, alle ideologie, ai popoli o a qualsiasi altra entità che esuli dal mio concetto di Patria. L’Europa non sostituirà mai la mia bella Italia che preferisco, nel bene e nel male, a qualsiasi altro paese solo per il fatto di sentirla mia e frutto, anche solo marginalmente, di quanto tutti i miei avi abbiano fatto negli anni passati”. Eviterei di usare per definire certi passaggio con il termine “fascismo”, come ha fatto qualcuno, perché il continuo uso di questa espressione rischia di degradarne l’uso, che va sempre salvaguardato proprio perché regimi simili non si ripresentino, anche sotto nuove forme, sul palcoscenico della Storia. Sul richiamo alla libertà di espressione di cui all’articolo 21, come fanno difensori vari del Vannacci, eviterei di evocarla in questo caso specifico, ricordando i doveri di chi ha ruoli nelle Forze Armate come il Generale, che si sbilancia in tesi che non dimostrano coraggio (come qualcuno sostiene), ma un modo di esprimersi che è privo della dovuta cautela e pone interrogativi su come si faccia ad esercitare il comando quando intrisi di così tanti pregiudizi. L’avvocato Antonio Caputo ha così commentato, rispetto alla bussola da non perdere mai, su Huffpost: “Nel solco dei principi fondamentali della Carta costituzionale, in primis il principio di eguaglianza e non discriminazione dell'art. 3, base di una sana convivenza tra diversi. D'altronde un padre e maestro del liberalesimo come Karl Popper, nel suo fondamentale saggio sulla libertà, "La società aperta e i suoi nemici", intelligentemente affermò che le libertà trovano un limite fondamentale dato nella stessa necessità di salvaguarle impedendo ai nemici della libertà (necessariamente plurale) di poterle usare per sopprimerle”. Chi ha applaudito alle tesi del Generale, smentendo un correttissimo Ministro della Difesa Guido Crosetto, puzza di zolfo.