I sondaggi – e questo ormai è ampliamente dimostrato – lasciano il tempo che trovano e molti esempi persino mondiali chiariscono un assoluto rischio di errore. Troppo spesso, infatti, gli interpellati non dicono la verità e forse la stessa qualità delle domande poste ingenera talvolta confusione. Per cui anche i sondaggi diffusi in vista della prossima scadenza elettorale, riferendomi a quelli indipendenti e non a quelli di partito che nascono per impressionare l’elettorato, vanno presi con le pinze, visto anche il numero spaventoso del solo primo partito già ampiamente noto ad urne ancora chiuse, quello degli astensionisti. Segno ormai di una patologia vera e propria e non di un fenomeno comprensibile quando non raggiunge certe punte che minano le fondamenta della democrazia partecipativa. Per altro queste elezioni in modo definitivo aprono uno scenario imbarazzante sullo svolgimento delle campagne elettorali, rese in Italia ancora più ridicole nella parte proporzionale del voto, visto che a decidere chi eleggere sono i partiti con la scelta delle posizioni nelle lite a seconda delle circoscrizioni. In questa situazione si piazzano tutti i leader, che possono pure non fare la propria campagna elettorale, avendo il sedere al caldo. Per cui i vecchi comizi sono morti e sepolti, anche per mancanza di partecipazioni spontanee e debordano i Social regno ormai del grottesco, come si è visto con un Silvio Berlusconi con la dentiera fischiante su Tik Tok. Se in più la campagne elettorale è estiva al limitare dell’autunno tutto peggiora: si passa dalla distrazione popolare per le vacanze alla incazzatura per il rientro in un periodo in cui la crisi energetica appare per tutti come il vero incubo. In Valle d’Aosta l’onda lunga delle discussioni nazionali irrompe, come si vide già con l’incredibile elezione della pentastellata Elisa Tripodi nelle ultime Politiche. Ed è difficile valutare l’incidenza attuale di questo vento romano che spazza via certe tematiche “valdostane” che dovrebbero caratterizzare il voto uninominale. L’eccesso di liste in lizza stravolge il nostro all’inglese, che prevedrebbe forti alleanze contrapposte e tutto ciò confonde l’elettore. Certo non me, che voterò i candidati espressi anche dagli autonomisti, al di là delle scelte che sono state fatte e di certe amarezze personali, scoprendo il fuoco nemico e pure purtroppo quello amico. Rino Formica, socialista del tempo che fu, disse opportunamente che la Politica è sangue e merda e la battuta resta purtroppo buona e realistica. Conta avere la coscienza a posto e chi non ce l’ha sa bene che i boomerang tornano indietro. Resta tuttavia importante ricordare che la rappresentanza valdostana a Roma in Parlamento deve occuparsi certo della difesa dell’Autonomia, che non è una cosa astratta, ma è fatta di battaglie quotidiane su temi assai concreti e non solo di principio e mi auguro che tutti i candidati ne siano consapevoli. Questa consapevolezza dovrebbe essere ben chiara a tutti i valdostani. Siamo in anni difficili, peggiori rispetto a qualunque previsione, e di questo bisogna tenere conto. Chi ha una certa esperienza - e spero che questa almeno mi sia riconosciuta - sa che è in passaggi come questi che bisogna mantenere i nervi saldi e cercare la mossa giusta. Anche quando si va alle urne.