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09 ago 2022

Romani e Salassi

di Luciano Caveri

Conosco e rispetto il detto “A caval donato non si guarda in bocca”, specie quando il regalo arriva da una grande persona. Tuttavia, confesso che non mi piace la statua raffigurante l’imperatore Augusto, fondatore dell’antica Augusta Praetoria Salassorum, piazzata a pochi metri dall’ imboccatura di via Sant’Anselmo ad Aosta. Non mi piace la figura così come rappresentata e non mi convince neppure il colore. Alcuni esperti ho visto che hanno motivato meglio di me - che non ne ho le competenze artistiche - queste critiche. L’opera è frutto del lavoro dallo scultore Gabriele Garbolino Ru e dovrebbe essere il calco di un’opera antica, donata alla città da quella straordinaria personalità che è il vallesano Léonard Gianadda, Ami de la Vallée d’Aoste nel 2021, imprenditore-mecenate. Ovvio che la posizione scelta nei pressi dell’Arco d’Augusto è una scelta celebrativa di cui tenere conto, che si aggiunge alla statua in rue Conseil des Commis (allora via dell'Impero nella logica fascista in cui Mussolini si sentiva erede dell’Antica Roma…) che si trova lì dal 1936. Stendhal scrisse quando vide l’Arco: “J'étais si heureux en contemplant ces beaux paysages et l'arc de triomphe d'Aoste que je n'avais qu'un vœu à former c'était que cette vie durât toujours”. Certo un simbolo di vittoria e il famoso deputato valdo-francese Parfait Jans, scomparso tempo fa, contro questo simbolo della romanità fece una delle sue più celebri battaglie: “De tous les monuments de la cité d’Aoste, s’il en est un que j’abhorre particulièrement c’est bien l’Arc d’Auguste. Non pour sa silhouette pataude, non pour son orientation, car il est normal qu’il regarde du côté de Rome, non je le déteste parce qu’il a été élevé pour rendre hommage à un empereur aux mains rouges du sang des Salasses. « Cela méritait-il un hommage semblable ? « Mais il est-là, cet Arc honoraire érigé pour commémorer la victoire des troupes romaines commandées par Térence Varron Murena sur la population autochtone des salasses. Il est entré dans les têtes, il a pénétré le cœur des esthètes. Il est là, laissons-le en paix. « Et pourtant : 36.000 Salasses ont été massacrés ou vendus comme esclaves sur le marché d’Eporedia (Ivrea) et 8.000 jeunes ont été enrôlés de force dans les légions romaines, victimes d’une insoutenable et cruelle décision ! » Et les bons et mauvais bergers confondus se taisent ! Est-ce ainsi que le peuple valdôtain retrouvera son identité?” Non a caso nella sua casa di Lillianes Jans decise di erigere un monumento ai Salassi. E quando il giornale Le Monde ne ricordò la figura di comunista a tutto tondo scrisse di Jans anche, ricordando la sua attività di scrittore riguardo ai suoi romanzi: “La plupart d'entre eux ont pour décor la vallée d'Aoste, la terre de ses ancêtres, les Salasses, population rattachée au royaume d'Italie au XIXe siècle. Pour cet enfant d'immigrés, la défense de la francophonie revêt une importance toute particulière. Son combat pour la langue et l'identité, prolongement de son engagement politique, témoigne de sa volonté de ne pas fléchir devant les décisions venues d'en haut, de son refus des brimades et de l'assimilation forcée. Pour lui, la langue est un enjeu politique, l'identité un patrimoine qu'il ne conçoit pas de voir confisquer.””. Oggi contro la statua di Augusto tuonerebbe con grande decisione. Una scelta quella di contrapporre Romani e Salassi che rischiò talora di essere caricaturale. La storia delle conquiste romane mostra come molte spesso gli occupanti furono pian piano inglobati dalle popolazioni locali, dando vita a nuove forme di civiltà, quel è la complessa e multiforme civilisation valdôtaine. Sugli schiavi venduti sul mercato di Eporedia resta anche da definire quanto ci fosse di agiografico se non proprio falso n quanto scritto dallo storico Strabone!