Capisco che quando si parla del futuro della carta stampata si entra in un terreno controverso. Chi è nato e cresciuto con la carta giustamente si pone sulla difensiva, anche se spesso si tratta di una difesa d’ufficio. Opposto estremismo è chi si sente ormai digitale per sempre: libri su eBook, giornali sul tablet, scrittura a mano scomparsa. La Scuola sul punto si muove con cautela in questa transizione digitale e non è facile avere ponti ragionevoli fra passato e futuro, ma anche in questo caso bisogna essere realisti e aprirsi al nuovo. Ma non è facile avere libri elettronici, specie in una Regione che offre gratuitamente i libri nelle scuole, anche con passaggi da studente a studente dei volumi. Gli editori non sono ancora pronti a proporre soluzioni ragionevoli e economici sui diritti per adoperare più volte le licenze sugli EBook. A casa mia sin da bambino - faccio esempi che mi riguardano - i libri erano una realtà ben presente con una bella libreria con libri antichi di famiglia e quanto, assai vario, prima accumulò mio papà e poi noi figli. Nelle mie case successive, seguendo il corso della mia vita, la modellistica è stata la stessa. Avere libri da leggere e consultare al tempo della scuola era certamente un grosso vantaggio per chi, come me, ne ha avuto la possibilità. Oggi leggo spesso in formato elettronico, ma se devo studiare uso i vecchi libri. Un’evidente utilità mi è venuta anche dai giornali: La Stampa, oggi in crisi nera di vendita e con una direzione ormai romanocentrica, è sempre stata in casa, talvolta con la defunta Gazzetta del Popolo che ebbe la pagina locale prima dell’altro quotidiano torinese. Poi c’erano le riviste: oltre a L’Espresso che papà persino per un certo periodo raccoglieva, la mamma leggeva un altro settimanale, Annabella e spuntavano ogni tanto Gente e Oggi. Per me i primi giornalini furono l’abbonamento a Topolino e anche al Giornalino di stampo cattolico, ma non mancavano Tex, il Monello, l’Intrepido e da ragazzino Linus. Oggi - fatemi fare una digressione - è diventato un settimanale vitalissimo e che cresce nelle vendite, perché anche nei giornali vale il « chercher l’homme » (o la femme) e il Direttore Carlo Verdelli, vecchia volpe dei giornali, ha fatto un vero miracolo. In altri casi, esattamente opposto, sono declinare riviste che leggevo, come ad esempio Panorama. Difficile dire cosa capiterà e lo dico come giornalista radiotelevisivo e dunque fra coloro che sono nati e cresciuti in una logica post Gutemberg, per così dire. In questo solco ho occupato spazi come quello in cui state leggendo quanto ho scritto e lo stesso vale per Twitter che trovare in questo medesimo spazio. Per cui anch’io mi sono molto digitalizzato, dopo aver scritto per anni rubriche cartacea su giornali come La Vallée o come Le Peuple Valdôtain. Strade nuove senza abbandonare il passato in un delicato equilibrio, sapendo che nessuna generazione come quelle simili alla mia hanno vissuto rivoluzioni tecnologiche e nuovi usi e abitudini da inseguire nel cammino della propria vita.