Parecchie volte, in passato ma anche di recente, mi è capitato di vedere Albert Einstein come personaggio inserito in pubblicità varie e ne sono sempre uscito perplesso e talvolta pure schifato. Einstein è stato non solo un genio della Fisica, ma anche un uomo arguto e con grande carisma, che ha scritto di parecchie cose persino filosofiche e certamente umanistiche. Resta ancora oggi, pur essendo mancato da tanti anni, una personalità ben nota sia per le sue competenze che per quel briciola di bizzarria che lo ha contraddistinto. Ma chi gestisce questa pubblicità o, come leggo nel titolo di un articolo di Simon Parkin sul The Guardian: “A chi appartiene Einstein?”. Così scrive Parkin tradotto da Internazionale: “Albert Einstein morì nel 1955. Nell’articolo 13 del suo testamento fece scrivere che i suoi “manoscritti, i diritti d’autore, i diritti di pubblicazione, i ricavi derivanti da questi diritti... e ogni altra proprietà letteraria”, alla morte della sua segretaria Helen Dukas e della figlia Margot Einstein sarebbero passati all’Università ebraica di Gerusalemme, che lui stesso aveva contribuito a fondare nel 1918. Nel testamento Einstein non menzionava l’uso del suo nome o della sua immagine su libri, prodotti o pubblicità. Oggi sono noti come diritti di pubblicità, ma all’epoca questo concetto legale non esisteva. Quando l’U-niversità ebraica assunse il controllo del patrimonio di Einstein nel 1982, tuttavia, i diritti pubblicitari erano diventati un feroce campo di battaglia legale, del valore di milioni di dollari all’anno. A metà degli anni ottanta l’università cominciò a decidere chi poteva usare il nome e l’immagine di Einstein e a quale prezzo”. Capito? Viaggiano oggi attorno al mito di Einstein fior di soldi e, dal contesto dell’articolo, interessi vari spesso finiti in Tribunale Ancora l’articolo: “Mentre gli avvocati discutono i punti oscuri del diritto, l’Università ebraica continua a trarre profitto dal nome, dall’immagine di Einstein e perfino dalla sua silhouette. Nel 2021 il governo britannico ha pagato una somma non precisata per usare Einstein come testimonial in una campagna televisiva e online per pubblicizzare i contatori di energia intelligenti. L’università è attualmente coinvolta in una causa intentata contro cento presunti trasgressori nello stato dell’Illinois, dove una legge protegge tutto, dall’immagine di una celebrità ai suoi “gesti e manierismi” per cent’anni”. Così è, dunque. Grandi interessi e anche molti scivoloni in nome dell’illustra fisico. Annota verso la fine Parkin: “A sessant’anni dalla sua morte, Einstein non smette di far guadagnare. Il fatto che sia ancora così richiesto dipende non solo dalla sua genialità fuori dal comune e dal suo aspetto indimenticabile, ma anche dai valori che incarnava. È sempre stato facile per diversi gruppi di persone considerare Einstein – un uomo ipocondriaco basso e dislessico, proveniente da una minoranza perseguitata – uno di loro. Le sue posizioni apparentemente contraddittorie – si opponeva alla creazione di uno stato ebraico ma condannava la vittimizzazione dei palestinesi, mentre raccoglieva fondi per la causa sionista; disdegnava l’idea del popolo eletto, ma credeva in Dio – hanno permesso anche a gruppi opposti di adottarlo come simbolo. Cosa avrebbe detto Einstein vedendosi sugli schermi televisivi, sui cartelloni pubblicitari, sui manifesti e sulle magliette? Sarebbe stato felice di come l’Università ebraica ha gestito la sua eredità? Quando era in vita si sentiva spesso guardato ma non ascoltato. “È strano essere così universalmente conosciuto e tuttavia così solo”, disse una volta”. Oggi - come da celebre foto - farebbe la linguaccia a chi specula su di lui!