So che sono noioso come una mosca. Ma lo scrivo ancora perché trovo inutile il nuovo "Esport de nohtra Tera" (sport popolare valdostano), che consiste nel lamentarsi. So quante buone ragioni per farlo ci siano - e posso facilmente compartecipare alle competizioni - tuttavia non mi pare che l'esercizio ci faccia avanzare neppure di un millimetro. Anzi, propongo una petizione anch'io contro gli agitatori del nulla, i professionisti dell'antagonismo, coloro che esistono solo per dire male delle azioni altrui. Stiamo diventando il Paese dei Giuseppe Conte, di chi cioè non si rassegna ad avere un ruolo diverso da quello che ha avuto (nel suo caso... per caso) e passano il tempo a cercare di fare la pelle a chi lo ha sostituito (leggi: Mario Draghi) per un misto fra invidia e stupidità.
Esiste un modo di dire colto, che dimostra il ruolo dell'insegnamento del latino, oggi considerato a torto un ferrovecchio e lo dimostrano le iscrizioni ai Licei dove non lo si insegna più. Si tratta dell'espressione latina «cupio dissolvi» (traducibile in «desiderio d'essere dissolto»), che ha la sua origine - come ricorda "Treccani" - "in San Paolo, che nella lettera ai Filippesi scrive, secondo il testo della Vulgata, "desiderium habens dissolvi et cum Christo esse", traduzione letterale del greco "τὴν ἐπιϑυμίαν ἔχων εἰς τὸ ἀναλῦσαι καὶ σὺν Χριστῷ εἶναι", dove "dissolvi" e "ἀναλῦσαι" esprimono il concetto dello scioglimento dell'anima dal corpo e quindi della morte". Aggiunge l'enciclopedia: "Col tempo però il senso originario di "cupio dissolvi" si è via via trasformato, per indicare in genere un desiderio di mistico annientamento in Cristo, e il motto è stato assunto a simbolo di aspirazione a una vita ascetica, di rinuncia alla propria personalità, e successivamente adattato anche ad accezioni e usi più laici e profani, esprimendo, a seconda dei casi, rifiuto dell'esistenza, desiderio di estenuazione, volontà masochistica di autodistruzione, e simili". Insomma, se si dovesse volgarizzare questa spiegazione così complessa, ma significativa di come le frasi subiscano impieghi diversi a seconda delle epoche e delle circostanze, verrebbe da dire: la voglia illogica di rompere tutto, di mandare le cose a gambe all'aria, il desiderio persino di farsi del male per fare del male agli altri. Esiste del Male - tornando alle origini religiose - in queste logiche, in questi atteggiamenti, in comportamenti conseguenti, che trovo sempre più inaccettabili, specie quando le prove da affrontare - che evito di elencare per sfinimento - si fanno difficili e ci vorrebbe - uso un altro latinismo - un "idem sentire". «Idem sentire de republica» (alla lettera «avere lo stesso concetto dello Stato») deriva dal concetto romano della necessità di un'omogeneità culturale - in questo caso nel suo uso politico - almeno per le questioni veramente di fondo di una comunità sociale. Ci sono molte parole che si potrebbero aggiungere a completamento: "coesione", "solidarietà", "fratellanza", "compattezza". Suonano bene e sanno di buono e non puzzano come "odio", "astio", "acredine", "divisione". Eppure si nota - nella logica del "cupio dissolvi" - come emergano forme di egoismo, di individualismo, di corporativismo, di grettezza. Tutto quel che, insomma, avvelena i pozzi delle stare assieme e rende la vita sociale ancora più difficile in momenti già molto complicati.