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07 apr 2022

Responsabilità

di Luciano Caveri

«E dunque cosa capita in politica?». Ovvio che in queste ore della "Foire de Saint Ours" abbia dovuto rispondere più volte a questa domanda, dopo la scelta di un consigliere di maggioranza di passare all'opposizione, cambiando partito. Come noto - e penso che alcuni lo ritengano un male - scrivo quotidianamente di cose varie e dunque sarebbe strano omettere argomenti di attualità, come il ritorno a quel maledetto numero di 18 consiglieri su 35 che assilla la politica valdostana per colpa di un premio di maggioranza nell'attuale legge elettorale fissato troppo in alto, come mi ero permesso di dire quando se ne discuteva. In fondo questo conta poco, perché intanto tocca confrontarsi con la realtà, che può non piacere ma così è. Non mi metto a discutere delle scelte personali, perché di quelle risponderà chi li ha fatte.

Si sa che il grande giudice alla fine è il corpo elettorale, che pure in Valle d'Aosta ha dimostrato nel tempo qualche cecità e scarsa memoria. Incontro spesso persone che si lamentano dei politici e mi vien da sorridere perché, essendo la Valle d'Aosta un piccolo mondo antico, so bene - per conoscenza personale - che cosa abbiano votato e spesso hanno scelto il peggio del peggio ed hanno il coraggio di lamentarsene. Quel che conta in fondo - e questo almeno dovrebbe essere richiesto, come avviene nei sistemi democratici meno ipocriti - è pretendere la sincerità. Invece spesso capita da noi che si trascinino troppo le cose e, come in certi casi lampanti, chi ha deciso di andarsene dalle maggioranze non lo ha fatto - rebus sic stantibus - con nettezza, ma infilandosi in opacità che non fanno bene alla vituperata politica. Facile che poi l'opinione pubblica non effettui grandi distinguo tra gli uni e gli altri, accendendo il falò sotto la pira senza eccezioni di sorta. A me in questa fase storica così travagliata e difficile, di fronte a sfide importanti e persino epocali, l'idea che ci si divida spiace, anche se capisco le ragioni soggettive più o meno nobili. Non è una mozione degli affetti, ma la constatazione solita: il "divide et impera" nuoce gravemente alla Valle d'Aosta e i personalismi - che in politica ci sono sempre stati - devono essere compressi in una logica di confronto che non tracimi nel danneggiamento complessivo di chi sceglie il solo «Cicero pro domo sua» («Cicerone per la propria casa»). Ricordo che la frase viene dal titolo dell'orazione pronunciata nel 57 a. C. da Cicerone dinanzi ai pontefici, per chiedere che gli fosse restituita l'area della sua casa, che era stata incendiata dopo il suo esilio, e gli fosse dato il denaro per ricostruirla; viene in positivo ma raramente adoperata a proposito di chi difenda calorosamente sé stesso o le proprie idee, o più comunemente - come in questo caso - per chi agisca a proprio vantaggio non per fini nobili. Insomma: l'attuale temperie con la pandemia non ancora finita, la guerra e le sue conseguenze e molte altre incognite dal cambiamento climatico al collasso demografico con un centralismo che non aiuta la nostra Autonomia speciale toccherebbe tirarsi su le maniche per lavorare assieme e non perdersi in mille rivoli. Viene in mente Claudio Magris e il suo pensiero, che può essere usato anche con ironia: «L'etica della responsabilità, che pensa non solo alla purezza degli ideali, ma anche alle loro conseguenze per gli altri, è un fondamento della vita civile e della democrazia».