Non credo che ci debba scandalizzare della maggior generosità che si sta dimostrando verso gli ucraini rispetto ad altri profughi in fuga dalle guerre. Lo dico rendendomi conto di come spesso in questa differenziazione ci siano motivazioni non sempre difendibili, tuttavia bisogna essere realisti nell'affrontare questa crisi tutta europea e la carica di maggior empatia è nei fatti. Assai probabilmente si sarebbe dovuto affrontare l'allargamento dell'Unione europea a Paesi come l'Ucraina o la Moldavia quando la Russia non era nelle attuali condizioni politiche e militari. Ma, come si dice, non bisogna piangere sul latte versato. Tuttavia, una qualche riflessione va egualmente svolta. Ci pensavo leggendo un documento che ho avuto dal "Comitato delle Regioni", firmato dai Capidelegazione polacco, rumeno, slovacco e ungherese.
Che cosa dicono in sostanza? L'incipit è chiaro e deciso: «La Federazione russa ha commesso crimini verso il popolo ucraino». Questa violazione della sovranità e dell'integrità territoriale dell'Ucraina si aggiunge, secondo i firmatari, alla necessità «di piena solidarietà nei confronti dei cittadini ucraini che cercano rifugio e sicurezza in tutta l'Unione europea». Capite la paura che hanno gli altri Paesi vicini all'Ucraina. Questa loro paura deve essere la nostra. Ha avuto ragione il Presidente ucraino Volodymir Zelensky ieri in videocollegamento con il Parlamento italiano nel ribadire quali siano a suo giudizio i veri intendimenti di Vladimir Putin: «Obiettivo finale non è l'Ucraina, ma l'Europa: è avere il controllo della vostra politica, dei vostri valori. L'Ucraina è solo il cancello per l'esercito russo per entrare in Europa». Questa è la realtà ed i pusillanimi parlamentari filo-putiniani assenti in aula vanno messi per sempre all'indice e con loro quelli che sbandierano in casi come questo l'articolo 21 della Costituzione sulla libertà d'espressione come lasciapassare per incredibili complicità con i russi. Ma torniamo al documento di cui parlavo, dove si sostiene con forza la necessità di aiutare i Paesi confinanti con l'Ucraina che oggi ospitano un numero prescelte di ucraini in fuga attraverso un meccanismo di ricollocazione condiviso con tutta l'Unione europea per garantire ospitalità e opportunità di lavoro. Vorrei solo dire che è quanto ha chiesto l'Italia in occasione delle ondate migratorie che sono arrivate dal Mediterraneo e spiace ricordare che proprio i Paesi dei firmatari dell'appello, chi più chi meno, hanno sempre negato forme di solidarietà. Per cui l'occasione è buona per stipulare nuovi accordi, sostitutivi di quelli attuali. Ma aggiungerei un altro elemento. L'allargamento - ed io ero a Bruxelles in quegli anni - fu una scelta giusta, che fece rientrare nel seno dell'Europa Paesi ingiustamente finiti sotto l'influenza sovietica. Tuttavia, resta chiaro che alcuni di questi Paesi - tra cui spiccano purtroppo Ungheria e Polonia - dopo aver accolto l'acquis communautaire, cioè quelle regole che erano alla base dell'accettazione per il loro ingresso in seno all'Unione europea, hanno poi scelto strade non compatibili in tema di libertà e di diritti civili. Ora scoprono che la minaccia russa è una realtà incombente e dunque devono con disciplina rientrare nel solco degli Stati di Diritto e delle norme democratiche che figurano nei Trattati. Non è un do ut des o un ricatto, ma far parte dell'Europa, anche a propria difesa, è una scelta che non comporta solo di diritti ma anche doveri e a questi bisogna attenersi. Resta ovviamente chiaro che tutti gli europei, anzi tutto l'Occidente, devono ora far fronte all'emergenza ucraina e spero che le opinioni pubbliche fissino - e questo vale anche per la Valle d'Aosta - il volto dei politici che in queste settimane o tacciono o straparlano. Mi auguro che la Magistratura italiana con sollecitudine indaghi ancora di più sulle connivenze con la Russia, che hanno consentito - solo per fare un esempio che pesa sulle nostre bollette energetiche - di dare un ruolo preponderante al gas importato dalla Russia e ora ne paghiamo le conseguenze. Ci sono stati interessi occulti che vanno svelati e che oggi dimostrano storture nelle scelte energetiche in Italia, accentuando le debolezze strutturali e facendo salire le bollette a livelli insostenibili.