Detto oggi capisco di essere preso per matto. Per cui premetto quanto sia felice che da domani cessi l'obbligo della mascherina all'aperto. Devo dire che questa costrizione ha messo tutti a dura prova. Non è tanto il disagio per la respirazione o le balle tipo «il pericolo di respirare l'anidride carbonica», quanto semmai lo scomparire dei volti. Mi è mancata la mimica complessa dei nostri volti ed i sorrisi che ci illuminano. Però - ecco che la sparo! - in questo lungo periodo ho capito quanto i giapponesi avevano già colto: la trasmissione dei virus agli altri, quando si è ammalati. Noi li pigliavamo in giro di questa loro pratica sanitaria di profilassi civile, ora invece confesso che quando mi sentirò male questa storia della mascherina - certo più efficace al chiuso o quando si è assembrati benché en plein air - la praticherò per educazione e per evitare di essere un untore. Si tratta ovviamente di un buon proposito, ma capisco il rischio di essere guardato in cagnesco quando la mascherina sarà un ricordo e sorrideremo delle fotografie di questo periodo.