Irrompe sulla scena Mario Draghi, mentre pareva ancora possibile - avevo telefonato nel tardo pomeriggio di ieri a conoscenti a Roma - un colpo di reni che consentisse la nascita del "Conte ter". Invece, tutto è saltato ed arriva il Governo tecnico con un uomo di grande esperienza e di forte reputazione, specie presso l'Unione europea, di cui è stato, alla "BCE - Banca Centrale Europea" un caposaldo. Spetterà a lui cercare i voti per un Governo tecnico e la scelta del Presidente Sergio Mattarella non è un colpo di testa, ma una "soluzione B" che dev'essere stata preparata. Conosco il Presidente della Repubblica e non è un emotivo, ma un ragionatore che ha saputo muovere le pedine anche grazie alle sue profonde conoscenze delle Istituzioni e la capacità di penetrare nella psicologia delle persone.
Facile evocare tecnici del passato finiti a Palazzo Chigi - Lamberto Dini, Carlo Azeglio Ciampi, Mario Monti - con esperienze di governo con chiari e scuri, come per tutti i Governi italiani, che entrano e escono senza grande gloria per nessuno. La politica italiana è un tritacarne sia per gente di alta caratura sia per neofiti boriosi come Giuseppe Conte, che ora non ha neppure un seggio parlamentare e farà il suo partito per sfruttare quella popolarità acquisita senza alcun merito reale. Il mio giudizio su Conte è sempre stato negativo nelle sue stagioni contraddittorie che ha vissuto, prima con la Lega e poi con il Partito Democratico. Un salto della quaglia che aveva interpretato con candore e spregiudicatezza, attaccandosi alla sedia con la colla, incredibilmente sostenuto al PD sino alla morte. Aveva sottostimato la furia di Matteo Renzi, che lo ha intrappolato in trattative ed infine lo ha defenestrato. Così è in un'Italia di veleni e vecchi merletti ed in una Roma che è riuscita a dimostrare quanto i "pentastellati" siano scarsi ed ora da forza di maggioranza saranno invece comprimari che meritano la polvere. Mai per un momento ho creduto al "grillismo" ed al loro dilettantismo eversivo. Per la piccola Valle d'Aosta, che stava giocandosi dossier importanti per il prezioso voto al Senato, si comincia da capo in un momento difficilissimo per l'economia con la pandemia ancora viva e con una tenuta sociale da ben valutare. Eppure la partita va giocata a viso aperto, comunicando bene le difficoltà presenti, la necessità di uscirne ed, a scanso di equivoci, l'importanza capitale che diamo alla nostra Autonomia speciale. Ogni cambio di assetto politico con Governi di cui non si conoscono bene le volontà, comporta rischi ed opportunità in un gioco di pazienza che obbliga a ben capire lo scenario ed a giocarsi le proprie carte. Bisognerà farlo con serietà e senso di responsabilità in un'epoca potenzialmente di cambiamenti e come tale da alimentare con idee e proposte. Bisognerà essere degni e propositivi per affrontare un passaggio di cui non si conoscono i contorni. Su questo il mondo autonomista avrà un ruolo capitale e l'occasione deve spingere ad accelerare i processi di conciliazione e riunione, chiudendo vecchie partite per il bene comune.