Il tema è delicato, specie per chi fa politica, perché parlando di evasione fiscale sono più i voti che si perdono di quelli che si guadagnano. E' uno dei casi di scuola in cui un'efficiente amministrazione, nella sua auspicata neutralità, persegue chi evade senza troppe infiltrazioni da parte della politica. Ma, si sa, che le leggi le fa il Parlamento e usa, di questi tempi, più la carota che il bastone. Politica che passa il tempo a dire che le tasse vanno ridotte e per ridurle, intanto, basterebbe che fossero tutti a pagare. Mi scuso per l'affermazione lapalissiana. Per altro la Finanziaria di quest'anno si basa molto su quanto l'Erario dovrebbe recuperare dell'evasione, ma poi la politica non disdegna condoni ed affini, che in fondo accarezzano il pelo degli evasori dalla parte giusta, sempre per fare cassa.
La settimana passata è stata scossa dalle dichiarazioni, senza peli della lingua del Capo dello Stato, Sergio Mattarella, che continua ad essere un politico italiano ad alto gradimento. Ha detto il Presidente: «L'evasione fiscale è l'esaltazione della chiusura in sé stessi, dell'individualismo esasperato. E' un problema serio in molti Paesi. Lo è nel nostro. Vi sono Paesi in cui è molto più grave, vi sono Paesi in cui invece il senso civico di ciascuno lo ha quasi azzerato». Ha scelto per farlo una platea di studenti in visita al Quirinale, aggiungendo: «Se scomparisse l'evasione fiscale le possibilità di aumentare pensioni, di aumentare stipendi, di abbassare le tasse per chi le paga, e così via, sarebbero di molto aumentate». "Il Sole - 24 ore" il giorno successivo dava questi numeri: "I dati del ministero dell'Economia parlano di tasse e contributi evasi pari a 109 miliardi di euro. Si tratta ovviamente di una stima, ma che basta per comprendere quanto sia grave il fenomeno. Gli accertamenti della Guardia di finanza - tra gennaio 2018 e maggio 2019 - hanno consentito di chiedere all'autorità giudiziaria il sequestro di 9,3 miliardi di euro. Un'azione che vede tutti i comparti dell'Amministrazione finanziaria impegnati per contrastare a monte l'evasione, le cui somme nascoste al Fisco oltre ad alterare la concorrenza tra le imprese danno origine a quella catena del malaffare e delle frodi su cui stanno lavorando anche le procure della Repubblica in più parti d'Italia". Ha scritto l'economista Carlo Cottarelli su "La Stampa" in un lungo intervento contro l'evasione fiscale con un passaggio che reagisce ad una obiezione corrente: «...lo Stato fa senso e quindi è giusto non avere il senso dello Stato e non pagare le tasse. A parte il fatto che c'è chi, con la ritenuta alla fonte, le tasse deve comunque pagarle, lo Stato non è un ente astratto. Siamo in democrazia e lo Stato è costituito da persone che noi eleggiamo. Inutile lamentarsi del malfunzionamento dello Stato se noi eleggiamo chi non si impegna a far funzionare meglio lo Stato, a evitare sprechi nella spesa pubblica, a ridurre la burocrazia, a darci una giustizia civile più veloce, a sistemare i buchi nelle strade e a darci servizi pubblici che funzionano, ma eleggiamo invece chi ci promette "quota 100" e "reddito di cittadinanza". E, magari, ci regala un condono fiscale un anno sì e uno no, premiando così chi non vuole pagare le tasse. Insomma, ogni scusa è buona per evadere le tasse e lasciare che a pagarle siano gli onesti (e ce ne sono tanti) o quelli che comunque devono pagarle perché non possono evadere. Se vogliamo cambiare questo Paese non possiamo passare il tempo a giustificare lo status quo, ma dobbiamo stigmatizzare i cattivi comportamenti e chi non ha il senso dello Stato». Nel caso valdostano, pensando al riparto fiscale che riversa gran parte delle imposizioni nelle casse regionali (purtroppo transitando in buona parte attraverso lo Stato e non con esazione diretta), gli evasori fiscali fanno male anzitutto a sé stessi e agli cittadini valdostani, privando la Regione di cospicue risorse che darebbe maggior benessere e maggior capacità di spesa alla Regione. Sul tema ci fosse coraggio e non si vivesse con l'ansia dei voti in vista delle elezioni, anche quando sono distanti, ci vorrebbe una norma di attuazione che ritessesse le responsabilità locali, partendo dal testo ormai datatissimo, ma di cui si capisce la volontà, dell'articolo 13 dello Statuto: "Ai fini dell'accertamento delle imposte dirette erariali, gli uffici finanziari dello Stato nella Regione comunicano alla Giunta regionale la lista dei contribuenti che, domiciliati nella Valle, possiedono redditi tassabili al loro nome mediante ruolo. La Giunta esamina la lista, la completa e la rettifica, aggiungendovi coloro che furono omessi e che vi dovevano essere compresi e cancellandone coloro che per qualsiasi causa vi furono indebitamente iscritti o che per motivi sopravvenuti ne debbono essere esclusi. Delle variazioni introdotte la Giunta deve indicare la ragione. La Giunta indica altresì gli altri dati necessari per il nuovo o migliore accertamento dei tributi nei confronti degli iscritti nella lista. Gli uffici finanziari dello Stato nella Regione sono tenuti a riferire alla Giunta i provvedimenti adottati in base alle indicazioni dalla stessa ricevute". Non immagino nulla di persecutorio, ma di sistemi che consentano di valutare meglio le cose a vantaggio di tutti.