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06 apr 2019

Gossip e Economia

di Luciano Caveri

Anche nella Prima Repubblica esisteva il "pettegolezzo", ma devo dire che ormai il "gossip" (oggi si chiama così) attira i politici come le mosche. Lo dimostra, in ultimo, la serie di copertine di "Chi" - la punta di diamante della cronaca rosa - dedicate agli amorazzi dei politici di grido. Ultima novità che fanno rumore è la storia di Matteo Salvini con tale Francesca (particolare scabroso è la figlia di quell'ex senatore di Forza Italia, Denis Verdini, con cui - via "Twitter" - lo stesso leader leghista non fu molto tenero), dopo la passione mediatica con la presentatrice televisiva Elisa Isoardi (che sempre via "Twitter" ritrasse Salvini stanco dopo l'amore) ed anche la nuova fiamma di Luigi Di Maio, certa Virginia, che sbaciucchia il vice Premier in favor di macchina fotografica.

Questa tecnica "social", della serie "anche lui è uno di noi", sono certo che alla lunga paghi poco, specie se - basta dare un'occhiata più di lungo periodo - certa sovraesposizione causa un effetto di rifiuto da parte di quella stessa parte di cittadinanza di bocca buona, che usa i leader come salviette usa e getta, innamorandosi e disamorandosi in tempo di record. Trovo, tra l'altro, che si stia largamente sottostimando il rischio di recessione economica in atto in Italia ed ogni ammonimento in questo senso diventa - come si è detto del recente rapporto "Ocse" sull'Italia - in sostanza una "gufata" o, per dirla con Di Maio (che per amore dice di avere le farfalle nello stomaco...): «Qualcuno seduto su una scrivania lontano migliaia di chilometri crede che l'Italia per ripartire debba attuare politiche di austerity? Bene, le facessero a casa loro», ha scritto in un duro post di commento. Con l'aggiunta al vetriolo «stiamo andando nella giusta direzione», scrive ancora il Ministro del Lavoro su "Facebook". «Rispetto l'opinione di tutti - continua - ma quando non perdi occasione per sparare contro il mio Paese e contro gli italiani no, mi dispiace, ma questo non lo accetto. Andiamo avanti così, con lo scopo di restituire dignità ai cittadini». L'Economia - uso la maiuscola - non è uno stato d'animo od un sentimento e, se sul lato previsionale resta una scienza che può sbagliare, almeno nelle fotografie istantanee del presente contano i dati ed in Italia e di riflesso in Valle d'Aosta, dove il Governo Fosson certo non brilla, la situazione non è per nulla allegra, anzi. Leggo un editoriale sul sito della "Fondazione Bruno Leoni" in cui si osserva: "Anche l'Ocse, presentando il suo report sull'Italia, è tornato a mettere in guardia il Governo contro gli effetti perversi delle sue stesse scelte di politica economica. L'Organizzazione di Parigi, che vede nel 2019 una crescita del "Pil" negativa di 0,2 punti percentuali, ha sottolineato che, seppure in modo diverso, il "reddito di cittadinanza" e "quota 100" rischiano di deprimere ulteriormente la performance economica del paese. Da un lato, il "reddito di cittadinanza" rischia di alimentare il lavoro nero e di creare vere e proprie trappole della povertà, situazioni, cioè, in cui il beneficiario del sussidio non ha alcun incentivo a cercare un'occupazione e rimane pertanto dipendente dall'aiuto pubblico. Dall'altro, l'abbassamento dell'età pensionabile toglierà risorse dal mercato del lavoro, senza innescare alcuna staffetta generazionale e, anzi, aumentando il fardello fiscale sulle spalle dei giovani lavoratori. Entrambi i provvedimenti, poi, vedranno i loro effetti negativi amplificati dal rallentamento dell'economia. Di fronte a questo ennesimo avvertimento, che non fa altro che ribadire quanto più volte segnalato da istituzioni e centri studi nazionali e internazionali, il vicepremier, Luigi Di Maio, ha invitato l'Ocse "a fare l'austerity a casa loro". L'invito di per sé può anche essere condivisibile, come ogni entità che vive del denaro dei contribuenti, anche quella guidata da Angel Gurrìa ha il dovere di gestire in modo oculato le proprie risorse. Ma, fuor di battuta, l'austerità serve soprattutto a casa nostra. E se ne avevamo bisogno già prima, l'esigenza è ancor più forte adesso, visto che l'esecutivo ha accelerato il declino italiano sperperando miliardi di euro in misure improduttive - quali, appunto, il "reddito di cittadinanza" e "quota 100" - e scaricando sul prossimo biennio oltre 50 miliardi di euro di clausole di salvaguardia. Si tratta di un peso enorme, specie se si tiene conto della recessione in atto e, dunque, dello scarso spazio fiscale che il Governo si è lasciato. Una seria revisione della spesa, l'avvio di un ampio programma di privatizzazioni e un ripensamento a 360 gradi del ruolo dello Stato sono i tre elefanti nella stanza della politica italiana. Non è certo colpa dell'attuale maggioranza se questi interventi sono stati rinviati di anno in anno e di legislatura in legislatura, ma è grave responsabilità del Governo in carica se, anziché prendere in mano tali dossier, si è sprecata la legge di bilancio 2019 con un mix tra misure clientelari e bandiere ideologiche, che hanno spaventato i mercati e reso l'Italia meno affidabile, spingendo lo spread al rialzo di almeno cento punti base. Adesso, la ricreazione è finita. Alle porte di una nuova crisi, e mentre cresce la divaricazione tra la crescita dell'Italia e del resto dell'eurozona, è davvero il caso di dire: «Fate presto!»". La verità è che se la Lega ha forze interne che hanno visioni fra mercato e Welfare che potrebbero trovare un equilibrio, i "Cinque Stelle" hanno un programma economico assai misterioso e chi si allei con loro si infila davvero in un sacco, e nel sacco ci mette anche l'economia italiana.