In certi momenti di passaggio della politica non si sa mai bene come comportarsi. Qualunque cosa tu faccia rischi di sbagliare e dunque c'è il pericolo di stare in una sorta di immobilismo che alla fine sfocia in una forma di imbelle frustrazione, perché intanto tutto si muove attorno a te e rischi di essere travolto dalla corrente, anche se stai pacificamente sul bordo del torrente a guardare le acque sempre più limacciose, che alla fine ti travolgerebbero comunque. Per cui meglio affrontare la situazione che starsene in panciolle godendo dei propri ragionamenti intellettuali, anche se qualche riferimento culturale male non fa. Non ci avevo pensato, ma è di certo un mio torto, alle possibili implicazioni più laiche che religiose dell'Anno della Misericordia.
Piccolo riassunto: è in pieno corso - e si concluderà a novembre - il Giubileo straordinario della misericordia, proclamato da Papa Francesco per mezzo della bolla pontificia "Misericordiæ Vultus". Ne traggo un passaggio: "«E' proprio di Dio usare misericordia e specialmente in questo si manifesta la sua onnipotenza». Le parole di san Tommaso d'Aquino mostrano quanto la misericordia divina non sia affatto un segno di debolezza, ma piuttosto la qualità dell'onnipotenza di Dio. E' per questo che la liturgia, in una delle collette più antiche, fa pregare dicendo: «O Dio che riveli la tua onnipotenza soprattutto con la misericordia e il perdono»". Naturalmente, da dizionario, esiste poi un utilizzo più terreno, così riassumibile: "Nobile sentimento di compassione attiva verso l'infelicità altrui, di solito promosso da una virtuosa inclinazione alla pietà o al perdono: avere misericordia di un povero infelice". Ci pensavo rispetto a questo invito rivolto di recente dal presidente Augusto Rollandin - che resta dominus della politica valdostana, malgrado troppe chiacchiere - alla massima assise dell'Union Valdôtaine. I giornalisti presenti pensarono si riferisse all'Union Valdôtaine Progressiste ed al suo ingresso possibile a sostegno del suo Governo, mentre invece si è scoperto - con tanto di precisazione - che la Misericordia doveva illuminare degli unionisti critici verso l'accordo e sbertucciati in pubblico, comme d'habitude. Essendo io un povero giornalista, quindi di una categoria che non coglie mai bene le cose dette e costringe altri a dover raddrizzare pensieri che sarebbero stati distorti, non mi raccapezzo bene sulla differenza fra Misericordia "attiva" e "passiva", ma prendo atto che la spiegazione è stata ritenuta molto soddisfacente: non capisco davvero, anche se certo questa storia di essere sempre dissidente mi fa dubitare di un ruolo di "Pierino la Peste" che non è più esattamente consono con la mia età matura, ma tant'è. Ne ho già visti di Tribunali dell'Inquisizione con annesso barbecue su cui si finisce rosolati. Anche se soggiacere al "centralismo democratico" o alla "disciplina di partito" sa di caserma e stento a seguire sull'attenti logiche di maggioranza, soprattutto quando mi sembrano un alibi per non essere coerenti con i propri convincimenti. Si vede che sono destinato a ballare da solo e non in balli di gruppo, specie quelli a baraonda in cui si cambiano i partner. Resta il fatto che temo di aver perso, almeno per il momento, perché il futuro non va mai ipotecato, la possibilità di essere un "figliol prodigo". Ricordate il "Vangelo" di Luca? Nella parabola che Gesù racconta, un uomo ha due figli e, nonostante non manchi loro nulla, il più giovane pretende la sua parte di eredità mentre il padre è ancora in vita. Ottenutala, si reca in un paese lontano dove spreca tutte le sue ricchezze con una vita dissoluta. Ridotto alla fame, per sopravvivere è costretto a fare il mandriano di porci. Medita pertanto in cuor suo di andare da suo padre per asservirsi, quando il padre lo scorge e gli corre incontro, accogliendolo a braccia aperte. Conseguenza? Una grande festa per l'occasione, uccidendo allo scopo il famoso ed innocente "vitello grasso". Il primogenito non capisce perché al fratello dovrebbe essere riservato un simile trattamento, e ricorda al genitore che lui, che gli aveva sempre obbedito, non aveva mai ricevuto nemmeno un capretto per far festa con gli amici. Ma il padre rispose: «Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato». L'espressione "figliol prodigo" ha anche acquistato un senso più ampio in riferimento a chi non segue le aspettative di chi lo ha iniziato alla vita o ad una carriera. Io non mi sento in queste condizioni e devo dire che sulla parabola e sulla giustizia in essa insita ho sempre nutrito qualche dubbio, naturalmente per mia totale manchevolezza.