In questi mesi abbiamo sempre evitato - per senso di responsabilità - di intervenire pubblicamente sull'evoluzione della situazione politica valdostana, anche quando pareva che, malgrado le smentite, si stesse ormai andando verso una destinazione già preordinata. Ora risulta chiaro come la linea della novità rispetto al governo della Valle d'Aosta, che ci aveva consentito di accettare anche l'idea di compromessi a condizione che contenessero sostanziali cambiamenti attraverso un nuovo progetto politico che prendesse atto della fallimentare gestione amministrativa dell'attuale Governo, avviando di conseguenza un processo per un profondo cambiamento dei vertici e degli assetti del governo stesso, sia stata definitivamente abbandonata nel nome della "Realpolitik".
Ci riferiamo alla decisione dell'Union Valdôtaine Progressiste di diventare nient'altro che la "quarta gamba" della Giunta Rollandin e ciò - per quel poco che conta ormai - anche in contraddizione con il documento congressuale che escludeva operazioni simili all'ingresso del Partito Democratico nella maggioranza regionale. Quello che invece è di fatto un semplice rimpasto di Governo, con un programma che contiene certamente diverse azioni condivisibili ma con una leadership al vertice (che incarna anche un sistema) che è sempre la stessa e non a caso lo stesso presidente della Regione ha parlato con franchezza di un programma in assoluta continuità con quanto fatto finora e questo è del tutto contraddittorio rispetto alla teoria della svolta. Questa logica di allargamento, infine, non ha nulla a che fare con la parola "réunion", come adoperata nella logica di cambiamento agli esordi dell'UVP e comporta un'insanabile incoerenza con quanto affermato sin dalla sua nascita. Oltre al paradosso di sentir parlare, fuor di contesto, di misericordia e di pentimento... Va aggiunto anche l'evidente rischio che nell'accordo risulti anche il "sì" alla riforma costituzionale Renzi, mentre elementari ragioni di rispetto della democrazia e dei nostri ideali federalisti rendono assolutamente convincenti le ragioni del "no". Per questo, serenamente, per rispetto verso i principi e coerenza verso i cittadini che scelsero UVP come spinta al cambiamento del sistema vigente, rimasto esattamente lo stesso di quattro anni fa, per non dire che sia persino peggiorato, annunciamo la decisione di lasciare l'Union Valdôtaine Progressiste. Lo facciamo con grande dispiacere e senza polemiche personalistiche, ritenendo che formule di "grande coalizione" rafforzino solo l'attuale situazione di stallo della politica valdostana, al di là di quello che viene presentato come un successo «per il bene della comunità» ed invece pare essere solo un deludente epilogo di cui non vogliamo essere compartecipi.