Anche se sono passati molti anni dai lunghissimi periodi di vacanza ad Imperia (dov'è nata mia mamma) e raramente ci sono tornato, credo di conoscere bene una città - nella duplice declinazione di Oneglia e di Porto Maurizione e di tutta la costa e l'entroterra - che resta nel mio cuore perché parte integrante della mia infanzia e della mia giovinezza. Leggo di conseguenza ancora oggi le notizie locali per un interesse un pizzico nostalgico per la bellezza dei luoghi e anche per il carattere singolare degli imperiesi, intelligenti e vivaci, ma anche vagamente rassegnati e fatalisti. Dalla fine di quest'anno l'intera produzione di "Pasta Agnesi" si sposterà da Oneglia a Fossano, dove la "Colussi" - che ora gestisce il marchio - ha già una linea operativa. In un Paese normale questa storia sarebbe uno scandalo, mentre alla fine questa vicenda indigna soprattutto i lavoratori e le autorità imperiesi, visto che tutti i big che sono stati in visita - malgrado tante promesse - non sono riusciti a cambiare la decisione aziendale. Perché uno scandalo? Perché il ruolo di Agnesi e stato fondamentale nella diffusione della pasta, oggi piatto nazionalpopolare italiano per eccellenza, dopo una lunga elaborazione culturale per nulla banale e del tutto costruita. Così traggo da storiaindustria.it le vicende avvincenti di un'epopea industriale, che probabilmente diventerà oggetto del "Museo della Pasta", previsto nello stabilimento che cesserà di essere produttivo e questo è grave e certo non sostituibile con una mostra dei fasti passati.
Ecco la storia, che valorizza un'impresa del Mediterraneo del Nord (Oneglia passò ai Savoia nel 1576!) e una saga familiare di industriali intraprendenti : "La storia comincia nel 1824, quando Paolo Battista Agnesi acquista da Giovanni Verda, a Pontedassio (Imperia), un mulino capace di macinare 120 quintali di grani al giorno, per lavorare direttamente la semola e produrre la pasta. Il primogenito di Paolo Battista, Giacomo, che da giovane ha esercitato l'avvocatura ad Oneglia ed a Nizza marittima, introduce nell'azienda paterna nuovi metodi di macina, appresi durante i suoi viaggi a Parigi e sino ad allora sconosciuti in Italia. Il miglioramento produttivo richiede un più veloce e costante approvvigionamento di materie prime, in arrivo al porto imperiese dalla Russia: Paolo Battista decide allora di aprire un altro grande mulino vicino al mare, dando così vita alla "Ditta Paolo Agnesi e Figli". Nel 1886, grazie ai nuovi sistemi introdotti da Giacomo, i due mulini di famiglia macinano circa 40mila quintali di grano. Intanto un altro figlio di Paolo Battista, Paolo Agnesi, per meglio provvedere agli acquisti granari si trasferisce a Genova, la più importante borsa ottocentesca dei grani italiani. E' proprio Paolo a dotare la famiglia di una flotta di velieri, per assicurasi l'approvvigionamento di "Taganrog", il grano duro delle pianure ucraine allora considerato il migliore del mondo. Le navi salpano quattro volte l'anno e al rientro nel porto di Oneglia sono sempre salutati dalle grida di esultanza dei ragazzini, che restano di vedetta: a chi per primo porta la notizia dell'arrivo di un brigantino (che sarebbe entrato nel marchio dell'azienda), gli Agnesi regalano una croccante focaccia! Nel 1888, il figlio di Paolo Agnesi, Giacomo, subentra al padre alla guida dell'impresa di famiglia e decide di abbandonare il mulino di Pontedassio, distrutto dal terremoto del 1887. Grazie ai suoi studi (si è laureato in ingegneria a Padova nell'agosto 1886), Giacomo costruisce a Oneglia un molino a cilindri e un pastificio (quest'ultimo attivo dall'anno successivo), raccordandoli alla ferrovia e al porto e dando l'avvio allo sviluppo dell’azienda molitoria della famiglia, destina ad affermarsi rapidamente: l'idea di trasferire gi impianti in città e la decisione di dotare il pastificio di uno scalo ferroviario interno permettono tempi di rifornimento più rapidi, produzioni migliori e maggiore vicinanza al mercato, riducendo le spese e aumentando i profitti. Alla fine dell’Ottocento, per prima in Italia, Agnesi si presenta ai consumatori, fino ad allora abituati ad acquistare la pasta sfusa nei negozi, con il prodotto confezionato ed il 7 settembre 1896 deposita un primo marchio, con questa descrizione: "Paste alimentari: etichetta rettangolare litografata in rosso, avente le seguenti diciture: Fabbrica Paste Alimentari - Paolo Agnesi & Figli - marca P x A depositata - Oneglia - Riviera di Genova - Peso del pacco Kg. 1 - 1° qualità. Nel basso dell'etichetta vedesi una piccola cornice destinata a portare l'indicazione della pasta contenuta nel pacco. Anche l'indicazione della qualità può variare a seconda della pasta contenuta nel pacco. Sul fondo rosso dell'etichetta sono disegnati diversi ornati in bianco. Questo marchio sarà dalla ditta richiedente usato per contraddistinguere le paste alimentari di sua fabbricazione e commercio, applicandolo sui pacchetti che lo contengono". Il marchio sarà presto modificato per diventare quella celebre impronta ovale con doppia cornice, in basso due spighe di grano, all'interno un veliero, sopra un rettangolo rosso riportante la dicitura bianca "Agnesi". Poco prima dello scoppio della Grande Guerra, il figlio di Giacomo, Vincenzo Agnesi, studente di ingegneria, entra nell'amministrazione dell'azienda di famiglia, avviando il pastificio verso l'automazione integrale. Questa fase è però interrotta dall'inizio delle operazioni belliche e dalla partenza di Vincenzo per il fronte, dove presta servizio come capitano d'artiglieria, guadagnandosi due medaglie di bronzo al valore. Nel 1918, appena rientrato a Oneglia, Vincenzo ritorna a dedicarsi al processo di automazione della "Paolo Agnesi e Figli": attraverso le due lavorazioni abbinate molino e pastificio si passa alla produzione degli spaghetti senza intervento manuale. Ciò permette di utilizzare la materia prima migliore e consente sistemi tecnologicamente più avanzati per un prodotto di qualità. Nel 1923, Vincenzo si laurea a Roma in ingegneria civile e diventa membro della Federazione Mugnai e Pastai. In questa veste propone, nell'interesse dei consumatori e dell'industria, che sia proibito ogni colorante della pasta: divieto, che sarebbe stato sancito con legge del 22 giugno 1933. Negli anni Venti, la società imperiese aggiunge alla qualità della sua pasta un innovativo packaging: la celebre confezione blu sigillata con il marchio. Sono gli anni della grande espansione della "Paolo Agnesi e Figli", che tra il 1901 e il 1934 decuplica la produzione di pasta. Questi successi si traducono, nel maggio 1925, nella trasformazione dell'azienda in società per azioni. Il 27 dicembre 1929 muore a Imperia Giacomo Agnesi ed il figlio Vincenzo gli subentra dal marzo successivo alla presidenza del Consiglio di amministrazione della ditta, che continua a crescere. Gli impianti della società vengono gravemente danneggiati durante il secondo conflitto mondiale ed è nuovamente Vincenzo Agnesi a risollevare le sorti dell'azienda nel dopoguerra. Le sue capacità imprenditoriali sono note in Italia, tanto che nel 1946 il ministro dell'industria e commercio, Rodolfo Morandi, lo nomina presidente della Camera di Commercio di Imperia, carica da cui si dimetterà nel 1960. Negli anni Settanta, Vincenzo lascia spazio ai figli ed ai nipoti nella dirigenza del pastificio di famiglia, rimanendone il presidente onorario dal 1972 fino alla sua morte, avvenuta ad Imperia il 23 giugno 1977. Senza la guida di Vincenzo, la "Agnesi" comincia a entrare in un periodo di difficoltà: le divisioni interne alla famiglia e la crisi economica ridimensionano le crescite dei fatturati. Nell'ottobre 1980, nasce la "Agnesi srl", immediatamente trasformata in "Agnesi SpA", a cui il 31 dicembre seguente la "Paolo Agnesi e Figli SpA" conferisce il complesso aziendale relativo al molino e al pastificio, che nella metà degli anni Ottanta controlla il 3,5 per cento del mercato italiano e contende il secondo posto, dietro la "Barilla", alla "Buitoni" ed alla "Amato". Nel 1987, la Agnesi è ancora di proprietà dei membri della famiglia, i fratelli Riccardo ed Eva, rispettivamente amministratore delegato e presidente dell'azienda, e i loro cugini Paolo e Valerio. Sono questi ultimi che nel giugno 1987 cedono il 23 per cento delle loro quote al gruppo "Danone". L'erosione della proprietà e l'acquisto delle quote procede fino a che nell'ottobre 1991 la "Agnesi" viene incorporata dalla "Alifina finanziaria alimentari SpA"., che nel 1995 la cede alla "Compagnie Gervais Danone", a sua volta controllata dal colosso alimentare transalpino "Groupe Danone Sa", società di diritto francese con sede a Parigi. Ma il mercato nazionale della pasta (nel quale la "Agnesi" realizza l'87 per cento del suo fatturato), dominato da "Barilla", ha smesso di crescere e per i produttori i margini di profitto si sono via via assottigliati. I progetti di espansione della dirigenza francese finiscono presto per arenarsi e il pastificio ligure subisce una forte ristrutturazione industriale. Nel 1997, la "Danone" cede la "Agnesi" alla banca d’affari francese "Paribas", che a sua volta la mette in vendita. I concorrenti per l'acquisto sono il gruppo alimentare "Malgara Chiari & Forti", guidato da Giulio Malgara, il pastificio "Gazzola" di Mondovì e la "Colussi", celebre soprattutto per marchi di biscotti come "Gran Turchese". Nel luglio 1999 è proprio il gruppo perugino "Colussi", assistito dalla "Comit" e dalla banca d'affari "Euromobiliare", a concludere l'operazione. Angelo Colussi diventa prima amministratore della "Agnesi SpA" e poi amministratore delegato e presidente del Consiglio di amministrazione". Si giunge così alla storia recente e alla spogliazione di un pezzo di anima, come già avvenuto con ditte olearie, e questo spiace sinceramente e mostra scelte economiche prive di cuore e di intelligenza.