La notizia del luglio di un anno fa era la seguente: "Venticinquemila euro di investimento per un test di due mesi che può rivoluzionare il versante on line del turismo valdostano. La Regione, primo ente pubblico in Europa, ha stretto un accordo con "TripAdvisor" per far inserire il link di prenotazioni "Valle d’Aosta booking" nella prima riga del "mostra prezzi", al di sopra di colossi mondiali come, ad esempio, booking.com". Chissà quale sarà stato - per usare un termine che piacerebbe agli "stakeholder" (portatori d'interesse) del nostro turismo - il "feedback" (effetto) di questo investimento, che ha portato giovamento a quel "TripAdvisor" che pure in Valle non è visto con troppo favore da albergatori e ristoratori che, da noi come in Italia e dappertutto del mondo, si dicono stufi di meccanismi di recensione e di commento lontani ormai da speranze di "oggettività". Non a caso anche l'Antitrust italiano ha deciso di occuparsene. Scrive Mirella Castigli di ITespresso.it: "Ormai considerato una sorta di "agenzia di rating" di hotel, ristoranti ed attrazioni turistiche, "Tripadvisor" viene accusato di non fare abbastanza per prevenire e ridurre il rischio di pubblicare false recensioni". Aggiunge l'articolo: "L'Antitrust intende "verificare se la società adotti misure idonee a prevenire e limitare il rischio di pubblicazione di false recensioni, sia sotto il profilo informativo che relativamente alle procedure di registrazione. Ogni "bocciatura" su "Tripadvisor" viene drammatizzata da tanti ristoratori, mentre i giudizi positivi possono in effetti influenzare ed orientare le scelte di chi cerca un ristorante o un hotel: sotto la lente dei commissari finisce l'autenticità delle recensioni, attraverso le quali il sito dà un voto alle strutture di ricezione turistica. Indubbio è il fatto che "Tripadvisor" sia un "influential site", in cui il volume di giudizi positivi o negativi sia in grado di far pendere la bilancia su un hotel - ristorante piuttosto che su un altro. Con un impatto reale sul business del turismo, grazie al ruolo degli influencer". Credo che sia scontato, per chi guarda spesso i commenti per scegliere dove andare, fare ormai la tara fra giudizi così entusiastici da apparire sospetti o stroncature terribili da apparire altrettanto dubbie. Io, in passato, ho criticato duramente una struttura in Puglia e poi, come per magia, il mio commento sparì... Come non segnalare poi certi ricatti che amici nel settore del turismo subiscono da chi, per ottenere uno sconto o un "upgrade" (oggi uso anglicismi con un pizzico di ironia), usa come minaccia la scrittura di una recensione negativa. Si tratta di ricatti veri e propri. La Rete, anche per questo, deve darsi regole più stringenti, altrimenti non ci siamo davvero e si butta via una grande potenzialità di informazione a tutela - se veritiera - dei consumatori e dei professionisti seri. Questo nobilita, per altro, quei giornalisti coscienziosi che scrivono con coraggio, in articoli e in guide apposite, verità belle o brutte su gastronomia, hôtellerie e servizi turistici, firmando con nome e cognome e, dunque, mettendoci la faccia.