Utilizziamo i cookie per personalizzare i contenuti e analizzare il nostro traffico. Si prega di decidere se si è disposti ad accettare i cookie dal nostro sito Web.
29 mag 2014

L'autonomia speciale è consapevolezza

di Luciano Caveri

Pensando al livello penoso in Italia del dibattito sulle elezioni europee e a una certa sordina sul confronto politico sul tema anche in Valle d’Aosta, vien da riflettere su un punto assieme dolente e importante per il futuro di una piccola comunità come la Valle d'Aosta. Un popolo, senza ombra di dubbio, pensando al'’uso giuridico del termine, perché se questa specificità non esistesse, allora non ci sarebbe stata ragione per avere l'autonomia speciale. Mentre il decreto luogotenenziale del 1945, che è vigente nel quadro complessivo dell'ordinamento valdostano, è chiaro nel suo inizio: "La Valle d’Aosta, in considerazione delle sue condizioni geografiche, economiche e linguistiche del tutto particolari, è costituita in circoscrizione autonoma con capoluogo in Aosta".

Poi nascerà la Regione autonoma e naturalmente, senza scadere nel determinismo storico, questo è comunque il risultato di una storia millenaria. Certi valori e certe idee dovrebbero essere naturalmente radicate e non… sradicate. Ci pensavo, giorni fa, ragionando su certi formalismi identitari che sono maturati in una storia degli Stati Uniti d’America infinitamente più breve della nostra, ma dove - qualunque sia la provenienza dell’americano di oggi - viene coltivata con senso civico e impegno morale. Poi, nella loro logica costituzionale, ognuno può dire quel che vuole, ma ci sono insegnamenti e consapevolezze che maturano malgrado la brevità del loro percorso storico. Ma, come dicevo, questa campagna elettorale porta al centro dell’attenzione - e pure, temo, non ce ne fosse bisogno - il dato centrale della conoscenza e della consapevolezza delle questioni in discussione attorno al ruolo, dentro e fuori, della nostra autonomia speciale. Più volte, in questi anni, ho insistito sulla necessità di una formazione più approfondita dei diversi capisaldi della nostra autonomia. Non è una questione di indottrinamento, non esiste un "libretto rosso" da studiare a memoria, non c’è una storia "ufficiale" su cui impratichirsi. Nulla di tutto questo, perché è ovvio - come partenza - che l'autonomia è un fenomeno complesso e su molti elementi le interpretazioni o le visioni possono essere plurime. Tuttavia esistono elementi di base, di conoscenza, senza i quali per molti l'autonomia è come un villaggio del far west degli "spaghetti western": solo facciata. Questa logica di un'autonomia speciale come "gigante dai piedi d'argilla", fatta di Generali senza truppe, è per me una visione preoccupante. L'"idem sentire" deriva da conoscenza storiche e giuridiche, fatemi dire persino geografiche, che diano alla cittadinanza valdostana un senso pieno e anche accogliente rispetto a chi voglia "diventare" valdostano. Anche, se il caso, "diversamente valdostano", ma partecipando ad un dibattito consapevole rispetto al quadro locale, nazionale ed europeo in cui siamo a pieno titolo inseriti. Senza queste consapevolezze, che son fatte di conoscenze, rischiamo un oblio e una mollezza di argomentazioni che possono fare di noi persone senza volto e senza identità.