"Salvare il soldato Berlusconi" dalla cacciata dal Senato e dalla ancor più temuta ineleggibilità, che gli impedirebbe la candidatura in future elezioni politiche. Questa è per il Popolo della Libertà, ormai tornato ad essere "Forza Italia", come in un gioco dell'oca, la mission impossible. Se non si trova la quadra sull'"agibilità politica" - cioè un "lasciapassare" per restare leader della Destra e rimanere in Parlamento - salta il Governo Letta e si vota con il "Porcellum". Tutto in pochi giorni e si sa che la fretta è cattiva consigliera. In più il Cavaliere - secondo le cronache dei giornali - sarebbe sempre più umorale e cambierebbe idea con la velocità con cui un semaforo alterna i suoi colori. Nessuno riesce a stargli dietro, ma nessuno alla fine lo contraddice, seguendolo in questa situazione ormai paradossale, fondata oltretutto su questo patto luciferino fra due schieramenti avversi, uniti da un Governissimo che si logora giorno per giorno e che non può affrontare i dossier più importanti per visioni troppo diverse delle cose. L'unico collante resta la crisi, che esiste e picchia duro, ma che ormai viene agitata come uno spauracchio ogni volta e credo che ne abbiamo tutti abbastanza. Forse è ora di fare qualcosa, altrimenti le sabbie mobili di questo immobilismo inghiottiranno tutto e tutti e persino l'Unione europea non ci dice più nulla, come avviene con un malato ormai incurabile, di cui si attende la morte imminente. Uno più girarla come vuole, di fronte a questo uomo - Silvio Berlusconi - ormai quasi ottantenne, che, come tutti i leader carismatici, o si ama o si odia, perché non ci sono mezze misure che tengano. Quel che stupisce non è tanto il suo comportamento così cangiante, quanto l'atteggiamento dei suoi, che alla fine lo seguono dappertutto, anche sui terreni più minati. Si dice giustamente che in molti non hanno alternative: senza il Capo di mezzo sparirebbero dalla scena in un battibaleno, per cui il "resistere, resistere, resistere" è scelta obbligata. Ma ce ne sono tanti altri che, invece, dovrebbero battere un colpo e potrebbero - espressione che si usa anche nell'Union Valdôtaine verso la leadership di Augusto Rollandin - "fare la battaglia da dentro" e reagire a questa situazione di una Destra nelle mani di un Capo in declino, che vuole trascinare tutti con lui verso il disastro. Con la presunzione di essere il solo e l'unico, un uomo della Provvidenza e questo mostra ormai problemi seri di equilibrio. Ma tentennano e aspettano, diventando sempre più complici di questa situazione di declino, resa più complessa dal fatto che anche a Sinistra (mentre il Centro è effrité) mancano scelte definitive e si resta tutti in una "terra di nessuno", aspettando - in un clima di "bellum omnium contra omnes", cioè "tutti contro tutti" - un congresso che definirà Segretario politico e candidato Premier in pectore. Se Atene piange, Sparta non ride. Così non resta davvero che dire che "chi ci capisce, è bravo!".