Par di capire che l'incontro di ieri sera a Palazzo Chigi sulla "Fiat" non sia andato bene. Sergio Marchionne, manager ma anche azionista "in piccolo" del Gruppo (una volta si sarebbe aggiunto "torinese"...), ha ribadito quanto già si sapeva: l'Italia è importante ma ormai "Fiat" agisce in una logica internazionale che consente di far utili altrove per tappare i buchi del bilancio proprio in Italia e i nuovi modelli arriveranno ad alimentare le fabbriche italiane e ad allettare i consumatori solo quando ripartirà il mercato. Poi - nel laconico comunicato stampa di Palazzo Chigi che ha sostituito l'attesa conferenza stampa, ed è un segno dello stallo - si annunciano contatti e gruppi di lavoro. Insomma, poca roba. Pare che non ci sia stata un'esplicita richiesta di interventi pubblici, per altro ormai si sa bene che l'Unione europea non consente "aiuti di Stato" per operazioni di salvataggio e già la "cassa integrazione" è un paracadute che viene troppo spesso usato strumentalmente. Tutti quelli che lavorano direttamente in "Fiat" e nell'indotto in Italia, nella galassia dell'automotive, non possono che vedere accresciuta la loro preoccupazione per questa situazione attuale. In Valle questo significa timori per un'azienda già terribilmente ridimensionata negli organici rispetto ai temi d'oro. Mi riferisco alla fabbrica di componentistica al magnesio di Verrès, la "Meridian Magnesium", che un gruppo olandese acquisì direttamente due anni fa dopo un breve passaggio dell'azienda a "Teksid" (gruppo "Fiat") su precisa volontà di Marchionne, che auspicò un salvataggio pare per i suoi noti trascorsi in Canada, Paese da cui veniva la prima società che arrivò a Verrès. Pare che la nuova proprietà stia puntando molto sulla Serbia, come ha fatto la stessa "Fiat" e questo non suona bene, specie se inserita nel rallentamento complessivo del mercato delle auto che colpisce altri clienti della fabbrica. Immagino che qualche altra fabbrica più piccola operi nel settore auto - come di certo la "Tecnomec" di Arnad - e la crisi specifica nelle forniture pesa assieme alla crisi più generale. Si pensi - come mi raccontano amici imprenditori - alle difficoltà crescenti di ottenere il credito con un sistema bancario che ha già sui problemi grandissimi. D'altra parte che il mercato dell'auto languisca è dimostrato da un altro segnale visibile sul mercato locale. L'altro giorno un amico mi snocciolava in modo puntuale i numeri delle chiusure e dei ridimensionamenti delle concessionarie d'auto nella nostra Regione. Anche questo, più di tante parole e delle spesso bizzarre affabulazioni di Marchionne, è il segno dei tempi.