Chi mi segue sa che sulla retorica dei prodotti "a chilometri zero" ho sempre espresso i miei dubbi. Riassumo le ragioni da un sito Internet che esprime questa "filosofia" per i prodotti agricoli. "Se ti stai chiedendo perché dovresti preferire il "chilometri zero" qualche risposta te la diamo noi!
- costa meno: perché la merce per arrivare al consumatore non deve essere trasportata, imballata e posta su uno scaffale, questi sono passaggi che fanno aumentare il prezzo dei prodotti e che alla fine paghi tu!
- è sostenibile: scegliendo i prodotti "a chilometri zero" fai risparmiare anche l'ambiente: "co2" perché i prodotti non devono essere trasportati lontano, acqua ed energia dei processi di lavaggio e confezionamento e plastica e cartone sull'imballaggio.
- iI prodotti sono più freschi: in cascina trovi solo i prodotti di stagione, naturalmente freschi senza bisogno di conservanti!
- si può visitare l'azienda produttrice e avere più controllo sul prodotto: puoi trascorrere dei bei momenti in fattoria con amici e familiari vedendo da vicino i prodotti che acquisti e la loro produzione, raramente un acquisto può essere tanto trasparente!
- si riacquistano i profumi e i sapori delle diverse stagioni: ogni stagione è diversa per il palato, la vista e l'olfatto. Riscopri i sapori tipici dei prodotti che nascono e crescono secondo natura!".
Sin qui una sorta di manifesto, ma va detto che questa scelta ha poi gemmato iniziative non solo per i prodotti agricoli, ma anche per la loro applicazione a piatti cucinati, che implicano anche il valore aggiunto della tradizione culinaria, ad esempio nelle mense scolastiche. Per carità, si tratta di iniziative "nobili", ma se la filosofia passasse in una logica oltranzista saremmo nei guai con le indispensabili esportazioni dei nostri prodotti e chi l'applicasse in maniera rigida – specie alle quote più elevate! - si priverebbe di prodotti indispensabili per la propria salute visto che in una montagna come la nostra non si può certo tornare alla grama autosufficienza o ad una pratica autarchica degna d'altri tempi. Tuttavia , in questi tempi difficili, un appello un pochino retorico lo vorrei fare anch'io, che quando compartecipo alla spesa mi sento cittadino del mondo (di recente ho comprato prodotti greci perché anche così si possono aiutare). Io penso che una riflessione su di una logica di reinvestimento in ambito locale nell’acquisto di una serie di prodotti autoctoni non limitabili all'agroalimentare ma a una gamma di beni e servizi, per fare reddito da noi stessi, ci stia abbondantemente. E' interessante leggere per la sua completezza lo studio della Facoltà di economia e commercio di Torino che ha elencato i prodotti a vantaggio del label "Saveurs du Val d'Aoste" e del suo disciplinare. Stringere le fila in epoca di crisi non è una logica di chiusura ma di solidarietà.