Capisco quanto l'autocitazione sia patetica, ma questa volta lo scrivo senza problemi: io l'avevo detto! Io l'avevo detto, in epoca non sospetta, che prima o poi il finto federalismo propagandato per anni, che aveva reso in Italia federalisti, in apparenza, anche i sassi e i comodini, avrebbe fatto un disastro finita la moda parolaia. Ci saremmo trovati, com'è successo, senza il federalismo annunciato e mai arrivato ma anzi con un bel centralismo ringalluzzito di ritorno duro e puro. Della serie: dopo il federalismo, in realtà mai nato, è ora di ridare fiato al centro. Con il paradosso che il centro, in barba alla retorica melensa dei 150 anni d'unità d'Italia, non ha mai funzionato. Insomma si torna al passato senza che ci sia mai stato un presente e ci pregiudichiamo il futuro. Operazione geniale che renderà l'Italia un Paese senza speranza. In questo clima, una parte dei valdostani penso che - per una questione di bandiera - dovrebbe restare attaccata alla vecchia speranza federalista. Non l'autonomia speciale, come maturata nel dopoguerra con qualche modifica una ventina di anni fa, perché quella è amovibile e potrebbe sparire così come è arrivata (poi, le reazioni a questa scelta le immagino tutte!), ma il federalismo che sancisce un patto federativo che può essere sciolto se i presupposti del patto vengono meno. Un'assicurazione sulla vita che purtroppo non abbiamo. L'altro giorno mi hanno raccontato dell'Ambasciatore cinese in Svizzera in visita nel Cantone del Jura, il più recente costituito nella Confederazione a tutela di una zona francofona di soli settantamila abitanti. Durante l'incontro è stato chiesto all'esponente cinese quale fosse l'interesse di un Paese enorme e popoloso come la Cina di visitare un Paese piccolo come il Jura (un quarto del nostro territorio) e con un pugno di abitanti specie se comparato al miliardo e trecento milioni di cinesi! L'Ambasciatore ha usato una metafora poetica: «ogni uccello, anche il più piccolo, è un essere compiuto, malgrado le sue dimensioni, come avviene per gli altri uccelli ben più grandi di lui». Un'immagine che trovo efficace e che sarebbe difficile usare in un comizio per i doppi sensi che si innescherebbero ed è un peccato, perché rappresenta in modo mirabile un principio federalista. Per curiosità aggiungo che è il colibrì l'uccello più piccolo del mondo ed stato misurato in appena cinque centimetri e con un peso di soli 1,6 grammi. Quello più grande è, invece, lo struzzo che può essere lungo sino ad un metro ed ottanta centimeti e con un peso anche di 150 chilogrammi (ma non vola, per cui il volatile più grande, ma di dimensioni ben più ridotte, è il condor). Un popolo, una comunità con la sua storia e un suo territorio non possono essere valutati solo attraverso le sue proporzioni.