Mi inquieta di non capire le cose. E nel persistere della crisi economico-finanziaria, che sta diventando una via crucis, non riesco a scorgere con esattezza i perché. Non vorrei alla fine diventare anch'io "complottista" e, essendo reduce da Bruxelles, mi turba che quattro giorni fa ci fosse chi mi spiegasse che nel fine settimana in corso ci sarebbe stato una sorta di "attacco finale" per far cadere l'euro. Non riesco a immaginarmi la finanza internazionale come un copione di "Guerre Stellari" con tanti "cattivi" che costruiscono strategie e azioni nefaste per colpire l'Europa. Eppure alla fine il dubbio ti viene e questa situazione certamente giova a chi costruisce le proprie fortune pilotando le disgrazie altrui. In questo contesto non vi nascondo di avere avuto qualche sfottò da colleghi stranieri che dicono: «siete un Paese nelle mani dei banchieri e degli economisti al Governo e nei gangli vitali, quando sono loro ad avere responsabilità di vario genere». Si tratta di una rappresentazione caricaturale della realtà e tuttavia alla fine, guardando ad alcune scelte, ti domandi - senza giocare all'anticapitalista - se non ci sia un fondo di verità. Il contesto europeo e quello italiano pesano su di noi. Io alla balla della Valle come "isola felice" non solo non ho mai creduto anche in tempi di "vacche grasse", ma sono sempre stato cosciente dei limiti e delle debolezze di molti aspetti del sistema valdostano. E tuttavia resto colpito dal fatto che, pur essendo la nostra finanza pubblica solida e capace di affrontare le difficoltà, "Finaosta" non sia riuscita a raccogliere il denaro necessario per le "grandi opere" e che nell'ultimo bando a garanzia del debito si è dovuta porre come garante la Regione stessa. Idem per questa operazione resa nota ieri con cui il Governo regionale, tramite "Finaosta", "usa" fondi della società elettrica "Cva" per finanziare parte dei lavori già in corso del "Casino de la Vallée". Una scelta di "finanza creativa" che va compresa nei suoi passaggi e che conferma i problemi dell'economia e la difficoltà delle banche nel garantire liquidità. Un tempo avrebbero fatto a pugni per prestarci i soldi. Questa legislatura regionale è stata impostata senza avere consapevolezza della crisi che è esplosa nell'autunno dopo le elezioni e nessuno pensava ad una durata così lunga e ancora oggi non si vede una via d'uscita. Non si tratta di una crisi astratta, ma di qualcosa di tangibile che si riflette anche sulla tenuta della nostra società che si è fatta più povera con problemi occupazionali per una crisi delle imprese e con tagli ai nostri trasferimenti finanziari che peggioreranno la qualità e la quantità dei servizi alla persona e alle famiglie. Un quadro fosco che obbliga tutti a ripensare al nostro futuro. I modelli del passato non valgono più e non si può indugiare sul déjà vu, pena un peggioramento progressivo.