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22 feb 2012

Non sempre il silenzio è d'oro

di Luciano Caveri

a) Strana storia questa vicenda del voto in Consiglio. Viene segnalata alla Presidenza un fatto, chiedendone una valutazione, e la contraerea si mette a sparare non sul caso in questione, ma su altro. Del genere: traditore, frustato, cattivo, come se fossi il colpevole e non la vittima. Caso esemplare di come si vorrebbe girare una frittata.  b) Altro paradosso: il presupposto di qualcuno che - interloquendo con te nel nome della disciplina di partito - ti sospettava già e lo ha detto esplicitamente che fossi "franco tiratore", come se - in barba alla segretezza che rende tutti possibili "sospetti" - con la sola forza del pensiero fosse penetrato nel sistema informatico di voto e "sapesse". c) C'è chi dice: è una questione interna all'Union Valdôtaine, ma non ho mai sentito in questi giorni il Presidente del Movimento, Ego Perron, chiamarmi per approfondire la questione e pensare che sono sicuro che abbia il mio telefono. d) Segnali poi che c'è chi omette i precedenti, che mostrano come i "franchi tiratori" ci siano sempre stati e se c'è un periodo in cui sono stati depotenziati è oggi, visto che la nuova legge regionale  - votata quando io ero presidente della Regione, spesso vittima di "franchi tiratori", sopportati cristianamente - prevede la mozione di sfiducia costruttiva per far cadere un Governo. e) Dalla riunione del Gruppo era emerso un parere favorevole a forme di controllo, di cui aveva parlato il presidente Augusto Rollandin in persona senza specificarne le modalità, ma che il controllo sia alla fine risultato un metodo francamente ridicolo, che fa una specie di "prova del nove" con la richiesta di non partecipare al voto, è sconcertante e lesivo della dignità del consigliere di qualunque colore politico esso sia. f) Il Capogruppo unionista Diego Empereur parla di dialogo. Personalmente l'ho più volte attaccato in Gruppo, ricordando i suoi silenzi sulle decisioni della "cabina di regia" e il silenzio clamoroso sul "caso Lavoyer" appreso, nella parte conclusiva delle dimissioni, dai consiglieri unionisti... leggendo l'Ansa. g) I nostri - di Hélène Imperial e miei - non sono capricci o manovre losche di chissà quale genere. Abbiamo solo chiesto se è legittimo dire ad un consigliere regionale: «non votare!». h) Io non ho reso nota la lettera, come dice chi mi accusa di aver "mediatizzato" la vicenda. Lo ha fatto per primo il presidente Alberto Cerise, sintetizzandone i contenuti, su domanda di qualche Capogruppo e io sono stato zitto fino a quando altri non hanno parlato. Ora ho deciso di farlo perché, dopo venticinque anni di onorata carriera politica, trasformarmi in una sorta di eversore del "potere costituito" è semplicemente ridicolo. Io il presidente di Gruppo l'ho fatto alla Camera dei deputati e ora sono Capo della delegazione italiana al "Comitato delle Regioni". In questi ruoli bisogna avere capacità d'ascolto e umiltà, pesando parole ed azioni. Noi politici passiamo, ma le istituzioni e le loro regole di funzionamento restano.