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17 feb 2012

Il tempo a tavola

di Luciano Caveri

Per me il via ufficiale al Carnevale, che è ormai alle porte, è un'occasione singolare, che riunisce per un banchetto chi ha impersonato Contesse e Conti del Carnevale di Verrès, "motore" di divertimento e di polemiche in un paese che ama travestirsi per "salire al castello". La decana era Iris Rosso di 95 anni, regolarmente presente, e ieri c'erano quattordici Contesse e un po' meno Conti per la dura legge anagrafica che stronca noi maschietti.  Una serata come non mai del "come eravamo" e nel mio caso - maledetto tempo che passa - ho fatto il Pierre d'Introd nell'ormai lontano 1997, forse uno dei cimenti più faticosi della mia vita, visto che i verrezziesi sono campioni indiscussi di bisboccia multiforme e il costume del Carnevale storico è una specie di lasciapassare per il divertimento. Certo pranzi e cene non mancano in una Valle d'Aosta dove, tra occasioni familiari e momenti sociali, il tempo trascorso a tavola potrebbe essere infinito. Per chi fa politica, solo scorrendo gli inviti ufficiali, le circostanze aumentano a dismisura e conosco "colleghi" che sono stakanovisti di banchetti e convivi, autentici specialisti di "gran fondo" del bere e del mangiare. Gli studiosi di scienze politiche, specie dei comportamenti elettorali, hanno sottostimato la forza democratica dell'aperitivo, del casse-croute, dell'antipasto consumato in un posto, del primo mangiato con altri ospiti, del secondo gustato ancora altrove e poi l'utile socialità, a completamento del rude impegno enogastronomico, si finisce in una cantina come occasione per dimostrare di essere "popolare". So che non sono molto competitivo su questo terreno per una sorta di timidezza personale che qualcuno propaganda come snobismo, ma sono sopravvissuto lo stesso.