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17 dic 2011

La politica che cambia

di Luciano Caveri

Incontro, dopo alcuni anni in cui ci eravamo persi di vista, Stefano Rolando, grand commis di Stato alla Presidenza del Consiglio - a capo del Dipartimento editoria - con numerosi Governi di tutti i colori. E' stato ed è ancora oggi, dal punto di vista teorico ma anche nelle azioni concrete, uno di più grandi esperti in Italia della comunicazione pubblica e di quella politica, che insegna oggi allo "Iulm" di Milano. Mi ha regalato il suo ultimo libro, una lunga intervista al nuovo sindaco di Milano, Giuliano Pisapia, di cui è stato "spin doctor" in occasione delle ultime comunali. Una strategia vincente in un confronto per nulla banale con il sindaco uscente, Letizia Moratti, che poteva contare su cospicui fondi personali nella campagna elettorale. Pisapia, candidato "estremista" per le sue radici nella sinistra di lotta, ma assieme figlio della buona borghesia meneghina ha convinto i milanesi, pur non "stringendo" al Centro, che sembrava essere la regola intoccabile della Seconda Repubblica. Un'operazione ardita che pareva impossibile e che, come osserva Rolando, non è meccanicamente esportabile in Italia, specie - aggiungo io - nel post berlusconismo e nell'epoca di politici buoni da rottamare in cambio dei "tecnici". Personalmente, in questo gran dibattere sulla politica e approfitto dello spunto odierno, resto scettico sulla definizione corrente di "Terza Repubblica": i lettori sanno che io penso che, come in Francia dove si è giunti alla "Quinta Repubblica", la numerazione vale solo a fronte di riforme costituzionali e non secondo l'umore dei notisti politici. Rolando ricorda due aspetti peculiari del successo di Pisapia: il primo è l'uso diffuso di Internet e il coinvolgimento del popolo dei social network; il secondo è la presenza dei giovani e l'uso delle piazze per evitare una presenza solo virtuale. Sono nuove frontiere della comunicazione politica in piccola parte esplorate anche qui.