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15 dic 2011

L'antifascismo non è una moda

di Luciano Caveri

Oltre due anni dopo l'annuncio della nascita, segno che "fra il dire e il fare...", leggo dell'apertura della sede dell'organizzazione di estrema destra, "CasaPound", ad Aosta. Così mi ero espresso allora, riferendomi all'organizzazione nazionale: «Consiglio la visita al sito ufficiale, dove si trova il programma dell'organizzazione. In un italiano zoppicante e degno di essere letto e doppiato dalla voce stentorea di un "Film Luce" del Ventennio, si trova una miscellanea confusa e indigesta di fascismo sociale. Si va dalla riconquista nazionale all'Europa autarchica, dallo schiavismo anglosassone alla mobilitazione per evitare che l'Italia diventi un "popolo di barboni", dalla valorizzazione del Diritto Romano all'auspicio che l'Italia si doti di arma nucleare. Tralascio altre amenità di questo genere, che mostrano una pochezza di contenuti e un insieme di slogan privi di fondamento. Che se la aprano - se ce la faranno - questa "CasaPound" ad Aosta, perché affonderanno nel ridicolo». Sottoscrivo tutto, naturalmente. Pare che, nell'annuncio dell'inaugurazione, io venga citato dai giovani "nostalgici" per questo mio pezzettino, scocciati dal termine "ridicolo". Li ringrazio: la considero come una medaglia, ritenendo l'antifascismo come una scelta non soggetta a mode, a cui ogni buon autonomista-federalista valdostano dovrebbe richiamarsi. Chiunque abbia studiato la storia, non scherza con un certo passato e i suoi spettri, ma a studiare si fa fatica...