Certo che non si finisce mai di imparare. L'altro giorno, a pranzo con una coppia di amici, noto che - all'arrivo del primo piatto - marito e moglie si infilano al collo il tovagliolo, come se fosse un bavagliolo, e chiedono con cortesia ai commensali seduti allo stesso tavolo di fare altrettanto. Spiegano che il loro bambino di quattro anni, che si appresta a mangiare un bel piatto di pasta, sta male e vomita se, mentre pranza, vede dei bottoni, perché sin da quando è neonato - con difficoltà emerse a partire dall'allattamento - ha paura dei bottoni! Scopro così, attonito, l'esistenza di una fobia, la koumpounofobia, cioè la paura dei bottoni, oggetto di studi e terapie. In media ne soffrirebbero una persona su 75mila e le ragioni della malattia sono piuttosto oscure e chissà come legate a qualche storia profonda dell'umanità e delle sue paure. La fobia è graduata e si va da chi neppure riesce ad indossare abiti con bottoni a chi deve restare - per evitare di star male - a distanza da persone che hanno capi di vestiario coi bottoni, mentre da adulti pare si possa imparare a dominare la paura, ma ci sarebbero casi di pazienti che trasferiscono la fobia sui tasti del computer! Un bel rompicapo.