La prima volta che avevo letto del possibile uso degli alpini "a difesa" dei cantieri della "Tav" in Val di Susa era stato, a inizio luglio, su "Europa", giornale del Partito Democratico. Rispondendo ad un lettore, all'inizio di luglio, il condirettore Federico Orlando condivideva l'idea di un uso degli Alpini e plaudiva di conseguenza, pochi giorni fa, all'avvenuta scelta di schierare un centinaio di "penne nere" con relativi mezzi a Chiomonte, dove si stanno effettuando i sondaggi. Alcuni alpini in congedo della zona, con ulteriore polemica dell'Associazione nazionale alpini, a sostegno dello spiegamento di forze, avevano annunciato la loro contrarietà a questa scelta, essendo sfavorevoli alla nuova direttrice ferroviaria. Anche se ritengo le proteste dei valsusini (quelle dei violenti dei centri sociali vanno semplicemente represse) legittime ma di certo tardive perché ormai l'opera non si può più fermare, non capisco perché a fianco di Carabinieri, Polizia, Guardia di finanza e Forestali dello Stato si siano dovuti schierare proprio gli alpini, che hanno radici profonde in Val di Susa e andavano tenuti distanti da problemi di ordine pubblico. Se proprio si voleva avere sullo scenario l'Esercito, non si sarebbero dovuti scegliere gli Alpini che già soffrono ormai, con la caduta della leva obbligatoria e con la professionalizzazione, di un serio problema di sradicamento dalla tradizionale realtà alpina e questa scelta di schierarli sul territorio valsusino accentuerà il fossato.