Angelo "Pino" Bettoni, il grande, originale e conosciuto artigiano-artista, ha raccontato - non a caso a qualche giorno dalla "Fiera di Sant'Orso", ieri sera negli spazi televisivi di "RaiVd'A" - della sua vita e della sue passioni. Un ritratto esemplare nel documentario, partecipato e "caldo" di Eloïse Barbieri, che ha avuto il pregio di presentare un personaggio e la sua verve artistica e di ambientare questo "portrait" nel contesto di un fatto tristemente noto. Mi riferisco al crescente stato di spopolamento e di abbandono in cui versano numerosissimi villaggi, specie ma non solo nella cosiddetta "moyenne montagne". Cresce il numero dei centri abitati di straordinario valore architettonico dove o non abita più nessuno o la presenza umana è ridotta al lumicino, spesso solo fugace presenza estiva. Il programma raccontava della situazione di alcune frazioni del Comune di Perloz, uno dei casi di un "Comune diffuso" con un territorio vasto e numerosi "hameaux". La situazione di abbandono colpisce anche quando sono serviti da una strada arrivata o troppo tardi o forse inutile quando i villaggi sono comunque a quote elevate e distanti dall'accogliente e attrattivo fondovalle, ormai alternativo al tradizionale mondo rurale in via di estinzione e alla sua cultura di presidio della montagna, buona per i ricordi. Il fotografo Gianfranco Bini, di recente diventato "Ami de la Vallée d'Aoste" aveva ritratto, quasi mezzo secolo fa, molti abitanti dei paesini della montagna, nella zona di Ayas, definendoli, anche nel commento di Sandrino Béchaz, "Lassù gli ultimi". Oggi, in molti casi, quegli "ultimi" non ci sono più e siamo privi di reali strumenti per evitare, laddove si è distanti dalle grandi stazioni e dagli interessi edilizi, la proliferazione dei "villaggi fantasma".