"Ubriaco fermato dopo aver causato un grave incidente stradale". "Padre condannato in tribunale per molestie sessuali alla figlia". "Due arrestati per spaccio di droga". La "cronaca nera", terreno di prova e di formazione per tanti giornalisti e di vivo interesse per i cittadini, sta cambiando perché - immagino per un malinteso senso della privacy - spesso (e mi sfugge quali siano le regole applicate) i nomi e cognomi dei colpevoli vengono sostituiti con le semplici iniziali, che è come non dare la notizia! E, tra l'altro, camuffando maldestramente un'identità si consente il giochino del riconoscimento, foriero di calunnie, che è peggiore dell'esatta individuazione della persona interessate. Sono contrario a questo andazzo perché la diffusione della notizia, nella sua completezza, è un dovere del giornalista e di chi deve fornire loro le notizie, che non deve conoscere ostacoli o omissioni. Limiti che invece giustamente ci sono, garantendo l'anonimato, per le vittime di certi delitti. Certo è che la diffusione dell'identità di chi ha comportamenti antisociali, specie se accertati in un processo o ancor prima per l'evidenza dei fatti, consente una sanzione sociale che è talvolta più utile della condanna penale. Questo può valere anche per reati di piccola entità, penso ai writer che con le loro scritte danneggiano le facciate dei palazzi, meritevoli di una bella foto segnaletica sul giornale. Par di capire invece che in certi casi - e anche questa faccenda di "due pesi e due misure" non è chiara - si scelga la logica omissiva e deprecabile delle sole iniziali.