«Studiate, studiate, così troverete più facilmente lavoro!» Per quante generazioni questo è stato il viatico e lo studio era diventato, spesso quale frutto di enormi sacrifici per le famiglie, la chiave per alcuni per un riscatto sociale. Prima il mito era tutto contenuto nel diploma, poi nel tempo è diventata l'Università. Oggi, lungo il percorso della scuola, tutto sembra essere complicato, dopo le medie inferiori, in un equivoco irrisolto in Italia. Già se la scelta delle superiori non è facile, non c’è mai stata chiarezza fra scuola e formazione, creandosi una grande ambiguità fra l'istruzione che dovrebbe portare ad un mestiere alla fine del percorso e quelle scuole, invece, che di fatto ti portano verso l'Università. La formazione pratica in Italia (ed anche in Valle) è stata via via depotenziata quasi che ci si dovesse vergognare della parte più concreta e si dovesse esaltare l'insieme della materie "canoniche" e ciò ha reso più difficile il ponte fra formazione ad un mestiere e il mestiere stesso. A complicare le cose, ci si è messa pure la bufala colossale delle due lauree, quella triennale e quella magistrale, che hanno di fatto creato un laureato di serie B, con l'ulteriore confusione di master di due livelli. E alla fine c'è chi entra nel girone dantesco dell'approfondimento e, ancora a trent'anni, si aggira a specializzarsi. A fare pendant è un mondo del lavoro che sembra aver cancellato la definizione "a tempo indeterminato", inventandosi formule infinite per precarizzare il lavoro e il richiamo a formule più flessibili diventa la foglia di fico dell’incertezza. Noi genitori saremo pure imbattibili a forgiare "bamboccioni", ma qualche circostanza esterna ostile la dobbiamo pure segnalare.