Strana materia quella pensionistica. Come deputato avevo seguito da vicino l'evoluzione legislativa e mi ero occupato anche di "nicchie" di problemi: penso ai prepensionamenti a cinquant'anni nel settore siderurgico per i lavoratori "Ilssa Viola" e "Cogne". Oggi che ho superato quell'età mi rendo conto di quanto fosse davvero "anticipata" un'uscita dal lavoro di questo genere, per nulla eccentrica in un'Italia dove, in un passato non troppo remoto, nel pubblico impiego potevano andarsene i quarantenni. Oggi la prospettiva è l'allungamento dell'età per andare in pensione e ciò è già in parte avvenuto in passato con un sistema che mischia età anagrafica e annualità contributive con l'apertura periodica delle celebri "finestre". Ora però il primo nodo all'orizzonte è, con un autentico scontro di mentalità, l'allungamento per le donne dell'età pensionabile da 60 a 65 anni, imposta dalla Corte europea di Giustizia. Il paradosso sta appunto nel fatto che questa misura vigente è considerata in Italia favorevole per il mondo femminile, mentre in Europa - nel nome delle pari opportunità - è ritenuta discriminatoria. Altro arriverà nella manovra all'attenzione del Parlamento e non a caso in questi giorni c'è un "fuggi fuggi" dei pensionabili.