L'anno scorso ho confessato di come, nei primi giorni, mi ritrovassi vagamente imbranato a guidare sulla neve. Non ero più abituato, vista la durata e la persistenza di un inverno finalmente nevoso. Imbranataggine superata necessariamente perché ad una nevicata ne seguiva subito un'altra. Vorrei davvero che quella specie di magia, a costo di essere seppellito dalla neve, proseguisse con un inverno d'antan, degno di una Regione alpina quale noi siamo per ovvietà geografica. Tuttavia, non credo che ci si debba nascondere una realtà forse da affrontare per tempo per evitare, ex post, di piangere sul latte versato. Mi riferisco alle previsioni meteo per le quali la neve sulle Alpi è un fatto da trattare non come una normalità climatica ma come una specie di avvenimento da tregenda. Piove poi sul bagnato, quando la Protezione civile nazionale affianca queste previsioni terroristiche, per altro spesso sbagliate, bollettini d'allarme in cui ad ogni nevicata corrisponde l'invito di non muoversi come se muoversi con la neve fosse una sorta di sciagura da cui scampare. Ci si può anche ridere sopra, ma di certo l'appeal della montagna ne risente non poco.