Un luogo iconico è un posto che è ampiamente riconosciuto e rappresenta qualcosa di significativo, sia per la sua bellezza, la sua storia, il suo valore culturale, la sua architettura o per gli eventi che vi si sono svolti.
In pratica, è un luogo che ha un'immagine (appunto “icona” è “immagine” in greco antico) così forte e distintiva da essere immediatamente identificabile e tale - come dicevo all’inizio - da evocare un significato o un'emozione particolare in molte persone.
Già, se questa è una definizione standard, mi domando - più sul personale - quali siano per me i luoghi iconici. Togliamo di torno quanto frutto dei viaggi e del lavoro, tipo le tante volte della Tour Eiffel, la memoria del Palazzo di Montecitorio o di quello di Strasburgo del Parlamento europeo, la skyline di New-York, la silhouette del Monte Fuji, la barriera corallina e i loro mari.
Vorrei dire della Valle d’Aosta Il cuore rosso simbolo del turismo in Valle d'Aosta rappresenta l'essenza dell'offerta turistica della regione.
Fu il frutto di concorso internazionale bandito nel febbraio 2004, che decisi di fare quand’ero assessore al Turismo della Valle d’Aosta e da allora divenne un classico. Al suo interno, tramite una serie di pittogrammi, vengono sintetizzati i principali elementi che caratterizzano la Valle d'Aosta.
Ricordo che pittogramma è disegno di vario tipo, in uno o più colori, che riproduce il contenuto di un messaggio senza riferirsi ad alcuna forma linguistica parlata.
Si va da oggetti (come la coppa dell’amicizia e la grolla) ad animali (come lo stambecco e la mucca), passando da lo sport (lo sciatore e la piccozza dell’alpinista) ai prodotti tipici (la fontina e la castagna), senza dimenticare un castello, una stella alpina, gli zoccoli in legno (sabots),
E certo il cuore è un’icona anch’esso.
La parola "cuore" proviene dal latino "cor, cordis" comparabile al sanscrito "hŗd, hŗd-aya = hârd, hard-aya", e al greco "kardía", da una radice indoeuropea, "skar, skard", che significa "vibrare, balzare, saltellare". Il termine italiano cuore evoca dunque più movimento o una scossa ritmica e continua necessaria per vivere, che un sentimento, un'emozione, un pensiero o un simbolo.
Ma, fuori dal cuore istituzionale appena citato e nel mio di cuore, quali icone ci sono, pensando proprio alla mia Valle. Spiccano le figure delle montagne. Anzitutto il Cervino, che un'immagine universale che rappresenta la bellezza selvaggia, la sfida e la maestosità della natura. È il simbolo per eccellenza della montagna nella sua forma più pura e grandiosa e non caso usato spesso e in modo diversificato.
Ma lo stesso può dirsi della visione stupefacente, lato valdostano, della sinfonia di montagne rappresentata dal Monte Rosa e dal Monte Bianco, così come, in maniera più raccolta, il Gran Paradiso.
Poi - nel novero delle icone - i castelli. Per me, per ragioni d’infanzia, spicca il cubo di roccia della fortezza di Verrès e mi piace la rudezza di Sarriod de la Tour a Saint-Pierre. Ma messi assieme i castelli valdostani sono di una sconcertante varietà, direi per tutti i gusti.
Sono esempi su due filoni, che potrei moltiplicare per categorie: certi panorami mozzafiato, le chiese e le cappelle, persino i piatti tipici o certi vigneti.
Si può dire che viviamo in un "mondo dell'immagine". Oggi le immagini dominano la comunicazione: social media, pubblicità, media digitali e persino l'arte contemporanea si basano fortemente sul visuale. La nostra attenzione è catturata da foto, video, meme e grafiche, spesso più che dalle parole. Questo fenomeno è amplificato dalla tecnologia, che rende la produzione e la condivisione di immagini istantanea e onnipresente.
Tutto di guadagnato per i luoghi iconici che albergano nel nostro cervello.