Mio papà comprava enciclopedie. Nella libreria della casa dove sono cresciuto ce ne sono di vario genere, compresa una monumentale Larousse a più volumi in francese, che dev’essere costata parecchio e che dimostrava l’affezione che mio padre aveva per la lingua che parlava nella sua famiglia della bourgeoisie aostana.
Ho avuto la fortuna da bambino di averle sottomano e di sfogliarle senza essere distratto dagli aggeggi digitali di oggi, che hanno accorciato i tempi e banalizzato i contenuti. Senza essere assillati dal mondo digitale, con una televisione con il contagocce e con genitori che non dovevano programmarci come soldatini, avevamo il diritto e il dovere di scansare la noia, di cui non bisogna avere troppa paura, perché obbliga ad ingegnarsi.
Così i libri per la lettura, ma anche per curiosità di immergersi lì dentro, erano - per chi aveva, come me, la fortuna di averne tanti in casa - un’occasione e un’opportunità.
E le enciclopedie spiccavano.
La storia dell’enciclopedia è un esempio interessante dell’intelligenza umana, di cui spesso abbiamo ragione di dubitare.
Sin dall’antichità ci sono state forme e tentativi di rendere organiche le conoscenze e le informazioni e già c’è chi comprese la forza dell’ordine alfabetico, che è geniale scelta per poter ricercare quanto di interesse.
A me piace molto l’ordine alfabetico, rassicurante e logico. Ma l’enciclopedia ha due origini. La prima è l’invenzione della stampa a caratteri mobili nel XV secolo rappresentò una rivoluzione per la diffusione del sapere con opere che sono battistrada delle enciclopedie moderne.
Ma la svolta - la seconda, essenziale origine - è nel XVIII secolo con l'Illuminismo, che resta per me un caposaldo per la cultura umana e per la storia del pensiero.
Giganteggia l’”Encyclopédie, ou Dictionnaire raisonné des sciences, des arts et des métiers" (1751-1772), curata da Denis Diderot e Jean le Rond d'Alembert, è l'opera simbolo di questo periodo. Con i suoi 35 volumi, non solo catalogava la conoscenza, ma sfidava l'autorità tradizionale, promuoveva il pensiero razionale e metteva in discussione le ingiustizie sociali. Fu un'impresa monumentale che influenzò profondamente il pensiero europeo.
Nei secoli successivi grandi enciclopedie nazionali come la "Encyclopædia Britannica", la "Brockhaus Enzyklopädie" e l'"Enciclopedia Treccani" in Italia. Queste opere, compresa la già citata Larousse, si distinguevano per la loro completezza, l'autorevolezza degli articoli e la cura editoriale e gemmarono pubblicazioni più specifiche e di settore.
Poi è arrivata dapprima sorniona e poi invasiva l’era digitale di Internet e dintorni.
La resistenza della carta è passata attraverso il goffo tentativo delle enciclopedie tradizionali con l’offerta di versioni su CD-ROM e poi la scelta dell’online.
Ma una svolta è stata nel 2001 l’arrivo di Wikipedia, un'enciclopedia libera e collaborativa, scritta da volontari in tutto il mondo, ha reso la conoscenza accessibile a miliardi di persone e ha democratizzato il processo di creazione enciclopedica.
Anche lei appare ormai al tramonto, spiazzata da nuove tecnologie come l'intelligenza artificiale per migliorare l'organizzazione e la ricerca della conoscenza. Il desiderio umano di comprendere e catalogare il mondo, tuttavia, rimane una forza trainante che muta nel tempo, segna le epoche e non consente di crogiolarsi troppo nella nostalgia di quello che è stato e che siamo stati.