Utilizziamo i cookie per personalizzare i contenuti e analizzare il nostro traffico. Si prega di decidere se si è disposti ad accettare i cookie dal nostro sito Web.
25 mag 2025

C’era una volta l’enciclopedia

di Luciano Caveri

Mio papà comprava enciclopedie. Nella libreria della casa dove sono cresciuto ce ne sono di vario genere, compresa una monumentale Larousse a più volumi in francese, che dev’essere costata parecchio e che dimostrava l’affezione che mio padre aveva per la lingua che parlava nella sua famiglia della bourgeoisie aostana.

Ho avuto la fortuna da bambino di averle sottomano e di sfogliarle senza essere distratto dagli aggeggi digitali di oggi, che hanno accorciato i tempi e banalizzato i contenuti. Senza essere assillati dal mondo digitale, con una televisione con il contagocce e con genitori che non dovevano programmarci come soldatini, avevamo il diritto e il dovere di scansare la noia, di cui non bisogna avere troppa paura, perché obbliga ad ingegnarsi.

Così i libri per la lettura, ma anche per curiosità di immergersi lì dentro, erano - per chi aveva, come me, la fortuna di averne tanti in casa - un’occasione e un’opportunità.

E le enciclopedie spiccavano.

La storia dell’enciclopedia è un esempio interessante dell’intelligenza umana, di cui spesso abbiamo ragione di dubitare.

Sin dall’antichità ci sono state forme e tentativi di rendere organiche le conoscenze e le informazioni e già c’è chi comprese la forza dell’ordine alfabetico, che è geniale scelta per poter ricercare quanto di interesse.

A me piace molto l’ordine alfabetico, rassicurante e logico. Ma l’enciclopedia ha due origini. La prima è l’invenzione della stampa a caratteri mobili nel XV secolo rappresentò una rivoluzione per la diffusione del sapere con opere che sono battistrada delle enciclopedie moderne.

Ma la svolta - la seconda, essenziale origine - è nel XVIII secolo con l'Illuminismo, che resta per me un caposaldo per la cultura umana e per la storia del pensiero.

Giganteggia l’”Encyclopédie, ou Dictionnaire raisonné des sciences, des arts et des métiers" (1751-1772), curata da Denis Diderot e Jean le Rond d'Alembert, è l'opera simbolo di questo periodo. Con i suoi 35 volumi, non solo catalogava la conoscenza, ma sfidava l'autorità tradizionale, promuoveva il pensiero razionale e metteva in discussione le ingiustizie sociali. Fu un'impresa monumentale che influenzò profondamente il pensiero europeo.

Nei secoli successivi grandi enciclopedie nazionali come la "Encyclopædia Britannica", la "Brockhaus Enzyklopädie" e l'"Enciclopedia Treccani" in Italia. Queste opere, compresa la già citata Larousse, si distinguevano per la loro completezza, l'autorevolezza degli articoli e la cura editoriale e gemmarono pubblicazioni più specifiche e di settore.

Poi è arrivata dapprima sorniona e poi invasiva l’era digitale di Internet e dintorni.

La resistenza della carta è passata attraverso il goffo tentativo delle enciclopedie tradizionali con l’offerta di versioni su CD-ROM e poi la scelta dell’online.

Ma una svolta è stata nel 2001 l’arrivo di Wikipedia, un'enciclopedia libera e collaborativa, scritta da volontari in tutto il mondo, ha reso la conoscenza accessibile a miliardi di persone e ha democratizzato il processo di creazione enciclopedica.

Anche lei appare ormai al tramonto, spiazzata da nuove tecnologie come l'intelligenza artificiale per migliorare l'organizzazione e la ricerca della conoscenza. Il desiderio umano di comprendere e catalogare il mondo, tuttavia, rimane una forza trainante che muta nel tempo, segna le epoche e non consente di crogiolarsi troppo nella nostalgia di quello che è stato e che siamo stati.