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31 ott 2024

L’orso spaventa i trentini

di Luciano Caveri

Capisco il recente referendum sull’orso o meglio sui grandi predatori avvenuto in una prima zona del Trentino.

Consultazione che ha un valore morale e non giuridico e che viene trattata con disprezzo dagli animalisti e da chi abita in pianura o nelle grandi città e pensa che gli orsi siano Yoghi e Bubu dei cartoni Hanna-Barbera.

Io, invece, penso che la questione vada presa sul serio e lo scrivo da anni, suscitando consensi e dissensi.

Partiamo dal quesito e poi spieghiamo meglio. “Ritieni che la presenza di orsi e lupi in zone densamente popolate come le valli di Sole, di Pejo e di Rabbi sia un grave pericolo per la sicurezza pubblica, un danno per l’economia e la salvaguardia di usi, costumi e tradizioni locali?”.

Potevano votare i maggiorenni iscritti alle liste elettorali muniti di un documento di riconoscimento, mentre non servivala tessera elettorale. Quello della val di Sole, peraltro, e stato solo il primo di una serie di voti popolari fortissimamente voluti dai comitati spontanei no-orso e direi no-lupo che negli ultimi mesi si sono moltiplicati in tutte la valli del Trentino occidentale.

Spiega il Corriere del Trentino in un articolo di Jacopo Strapparava: ”I risultati sono inequivoca-bili. Sono andate alle urne 7.881 persone su 12.477 aventi diritto.Schede bianche 18. Schede nulle 21. Voti validi 7.842. Hanno votato sì: 7.731 persone, il 98,58%. Hanno votato no: 111 persone, I'1.42%. Numeri altissimi, se si considera che alle ultime elezioni provinciali, in val di Sole, il centrodestra tutto (sostenuto da otto liste) aveva preso soltanto a 4.767 voti, il centrosinistra (con sette liste) si era fermato a 2.677. Alla chiusura dei seggi l'affluenza era del 63%”.

Non male in epoca di astensionismo abissale.

Lo stesso articolo commenta: “Ora che il popolo si è espresso, i tredici sindaci della val di Sole vogliono agire. «Andremo a Roma e a Bruxelles, tutti e tredici, compatti» dicevano domenica sera, subito dopo la proclamazione dei risultati, i primi cittadini. «Porteremo allo Stato e all'Unione europea il disagio della nostra gente. Non possiamo più andare solo a Trento. Non possiamo più permettere che sia solo Trento a rappresentarci». Ora tocca alla val di Non: si voterà da lunedì 25 novembre a domenica 8 dicembre. La Comunità di valle ha scelto questa modalità innovativa. Per votare basterà recarsi in municipio nell'orario di apertura. La consultazione popolare sull'orso - più del 98% di voti contrari — ha cristallizzato la paura, la frustrazione, la rabbia della gente della valle”. Proprio così e lo stesso articolo annota: “Il voto certifica una crescente sfiducia nelle istituzioni, che per chi abita nella valle non ha saputo affrontare la questione. «Aspettano il secondo morto?», si chiedeva la gente in fila alle urne. Soprattutto, certifica la bocciatura del progetto Life Ursus con il quale, ormai venticinque anni fa, iniziò il ripopolamento dell'orso bruno sul gruppo di Brenta. C'è il fatto del numero: tra il 1999 e il 2002 furono reintrodotti dieci orsi slove-ni, nel 2023 erano stimati in 98, 13 nuove cucciolate e 22 nuovi cuccioli. Ci sono i danni: negli ultimi due anni in provincia di Trento si sono contati cinque attacchi all'uomo, di cui uno mortale.

E c'è la questione della mancata dispersione: i maschi vagano per 40.000 chilometri quadrati - dal Trentino alla Baviera, dalle Prealpi Carniche alla provincia di Sondrio — ma le femmine sono rimaste stanziali in una zona di 2.227 chilometri. Una zona dove la presenza umana è diffusa e capillare. E dove, non a caso, i comitati anti orso sono spuntati come funghi. Soluzioni? «Il modello sloveno», dicono dal Comitato. «Portare le competenze in capo all'autonomia»”.

La notizia uscì sull’Ansa nell’aprile scorso e spiega la politica della Slovenia sugli orsi: “La Slovenia ha deciso di procedere con l'abbattimento quest'anno di 176 esemplari di orso bruno, seguendo le indicazioni degli esperti, che hanno consigliato di avviare l'eliminazione degli animali nel sud del paese, dove è stata riscontrata la maggiore densità di popolazione di orsi.  Anche se l'orso è una specie animale protetta, il Ministero delle risorse naturali e degli affari territoriali la settimana scorsa ha deciso di eliminarne diverse centinaia di esemplari a causa dei conflitti con i residenti, ai quali è necessario garantire sicurezza e salute”.

E aggiunge lo stesso dispaccio: “n questo modo, secondo il ministero che ha seguito il parere consultivo di esperti accademici e tecnici dell'Istituto forestale, ci si avvicina al numero ritenuto obiettivo della popolazione di orsi bruni in Slovenia, che ammonta a 800 unità. La proposta di abbattimento di quest'anno è inferiore a quella dell'anno scorso, quando furono eliminati 230 orsi”.

Aggiunge Strapparava sempre dal Corriere, tornando al referendum: “Voto, ovviamente, è anche una prova di forza contro le associazioni animaliste, accusate di avere un peso elettorale risicato ma di riuscire a condizionare i centri di formazione dell'opinione pubblica, social, tivù, giornali, financo tribunali”.

Questo registra l’abisso fra chi abita in montagna e ha a che fare con l’orso e il lupo e chi le montagne le vede forse all’orizzonte e forse cambierà idea — come avvenuto con i cinghiali - quando avrà i predatori in mezzo ai piedi.

Per ora la Valle d’Aosta non ha ancora l’orso, che si sta però avvicinando ai suoi confini, e assiste alla crescita enorme del lupo in assenza di determinazioni nazionali e aspettando che si realizzi la proposta della Commissione europea di declassare il lupo da specie "strettamente protetta" a "protetta", Scelta che dovrà essere approvata dal Comitato permanente della Convenzione di Berna in una riunione che si terrà nella prima settimana di dicembre e che consentirebbe di avere una politica misurata di contenimento della specie in rapidissima moltiplicazione.

Ci vuole pragmatismo e non ideologismo.