Riconosco di aver seguito con curiosità le elezioni in Liguria per una serie di buone ragioni.
La prima è che, comunque sia, si trattava di un test interessante, benché specifico. Sempre pericoloso trasportare gli esiti sul piano nazionale, ma far finta di niente sarebbe altrettanto ridicolo.
La seconda è che amo la Liguria, dove ci sono radici familiari paterne ormai ottocentesche e materne estinte. Il fratello del mio bisnonno, Antonio Caveri, fu rettore dell’Università di Genova e politico di grande respiro. Chissà cosa direbbe di certa decadenza…
La terza è che con una parte di quella Regione lavoriamo assieme come valdostani nella cooperazione transfrontaliera su dossier utili. Peccato che Toti non si sia mai visto su questi aspetti interessanti e si capisce come fosse distratto da altre questioni....
La quarta riguardava l’incidenza sugli esiti dell’inchiesta, trasformatasi in patteggiamento, dell’ex Presidente Totti. Ci tornerò e credo sia significativo dei rapporti fra Politica e Magistratura.
La quinta era l’interesse vedere l’influenza del genovese Grillo sull’esito dei pentastellati a trazione Conte. Grillo ha picchiato duro alla vigilia e da genovese doc non si può pensare che certe sue maledizioni siano state acqua fresca in ambito locale.
Ora abbiamo un quadro di certezze, perché i dati sono inoppugnabili, si può dire - scusate la banalità - che Andrea Orlando (centrosinistra senza Renzi e con pentastellati zavorre che lo hanno schifato) ha perso e Marco Bucci (centrodestra) ha vinto. Avevo personalmente snasato questi esiti perché Orlando - anche fra miei amici liguri di Sinistra - veniva considerato scarso, mentre Bucci pareva essere in generale più affidabile, anche se a Genova, dov’era sindaco, non ha sfondato.
Direi che anche la coltellata di Report (diretto da quel Sigfrido Ranucci, da tempo “grillizzato”), che ha violato il silenzio elettorale occupandosi della Liguria la domenica, non è servita in particolare a Conte e ai suoi contiani, crollati sempre di più e non potete immaginare quanto mi faccia piacere questa fine ingloriosa del peggio del peggio della politica italiana. Chissà che la Schlein non lo capisca di essere stata presa in giro dall’avvocato del popolo, pur potendo vantare il buono ma inutile risultato del PD in Liguria.
Il centrodestra vince per la presenza di Bucci, cui era stato rimproverato - robe da matti! - da quello sciocco di Nicola Morra (che in passato disse delle cose invereconde anche sulla Valle d’Aosta) di essere candidato, pur essendo malato di cancro. Uno schifo!
Meloni esulta ma Fratelli d’Italia non ottiene un gran risultato, idem la Lega, meglio Forza Italia.
Aggiungo qualcosa sul “caso Toti”, che sembrava il KO per il centrodestra. Sicuramente una vicenda di una politica spregiudicata, ma il patteggiamento - dopo aver sbattuto per settimane in prima pagina l’ex Presidente della Liguria - aveva di fatto sgonfiato un’inchiesta che prometteva la scoperta di reati gravissimi ed è finita oggettivamente in poca cosa, pur moralmente disdicevole.
Resta la crisi profonda della partecipazione al voto dei cittadini con un triste 46% di votanti rispetto agli aventi diritto. L’astensionismo può avere caratteristiche endemiche, ma quando superi certi livelli la patologia è grave e mette in discussione la credibilità del suffragio universale, come elemento cardine della democrazia.
Questo abbandono delle urne è una ormai una costante e siamo ormai in picchiata, segno di un disagio profondo e nessuno può ritenersi immune.
Ha scritto Massimo Recalcati: “Astenersi è quasi sempre una reazione di tipo infantile ad una situazione di frustrazione vissuta come insopportabile. Anziché provare a cambiare una condizione di difficoltà si preferisce uscire dal gioco. Senza ovviamente registrare che questa autoesclusione non solo non può interrompere il gioco che proseguirà anche senza di noi, ma rischia di avvantaggiare i nostri avversari. Anche in questo caso lo sguardo dell’astensionista resta sempre narcisisticamente rivolto al proprio ombelico”.